Il documento messo in consultazione dal Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell’ambiente, che delinea la nuova strategia energetica nazionale (SEN), mira a definire le linee di azione per il prossimo decennio, cercando di coniugare gli obiettivi ambientali con la sicurezza degli approvvigionamenti e le esigenze di competitività del Paese. Si tratta ovviamente di un compito non facile, influenzato dalle lobby elettrica e del gas naturale, ma che comunque rappresenta un buon punto di partenza. Peccato che l’efficienza energetica rimanga in secondo piano, non tanto nella definizione delle priorità, quanto nello spazio dedicato e nello scarso approfondimento di cui gode. L’impressione è che paghi l’assenza di studi e strategie definite, o di lobby dedicate se si preferisce, e che dunque finisca per essere più una sorta di lista della spesa che non un piano di azione. Di certo la SEN 2013 era più attenta al tema dell’uso razionale dell’energia, allora prima delle priorità.
Di seguito l’articolo pubblicato sul numero di giugno della rivista del CTI Energia e dintorni.
Il documento sulla SEN posto in consultazione dal MiSE e dal MATTM è condivisibile negli obiettivi generali – riduzione delle emissioni sul percorso tracciato dall’Accordo sul clima di Parigi, sicurezza del sistema energetico e competitività delle imprese industriali e del sistema Paese nel periodo della transizione – e nelle priorità individuate – rinnovabili, efficienza energetica, sicurezza del sistema, competitività del mercato, phase out del carbone, ricerca e sviluppo sulle tecnologie. Si presenta inoltre equilibrato nella sintesi presente in apertura, in cui vengono illustrate brevemente le principali azioni proposte. Di seguito alcune osservazioni focalizzate sulla priorità efficienza energetica.
Un elemento negativo, che appare evidente non appena si passi all’analisi di dettaglio delle priorità, è lo spazio dedicato a ciascuna di esse, che presenta differenze consistenti. Già dalla lettura dell’indice del documento risulta che le pagine dedicate all’efficienza energetica sono circa un quinto di quelle a disposizione rispettivamente della competitività e della sicurezza dei mercati energetici, nonostante il numero di azioni proposte risulti molto elevato. Ciò può essere dovuto sia a una maggiore disponibilità di dati e profondità di analisi per ciò che ruota intorno ai combustibili fossili, sia a una maggiore attenzione a questi ultimi. Il risultato è che le misure delineate per l’efficienza energetica sono solo accennate e non corroborate da analisi di fattibilità o piani di azione, il che le rende più simili a un elenco di buoni propositi che non a una reale strategia.
Collegato al punto precedente è la mancanza di stime sui costi associati all’attuazione degli obblighi e sulle risorse che la SEN prevede di associare a ciascuna misura proposta. Dal momento che buona parte di queste risulta ad elevato impatto di capitale, la mancanza di indicazioni sugli investimenti previsti e sul supporto pubblico contribuisce a rendere le azioni elencate vaghe, se non complessivamente inapplicabili (si pensi ad esempio al riferimento a metro, tram, trasporti ferroviari e cambio della modalità nei trasporti: le risorse richieste, non solo economiche, sono ingenti e non ci sono esperienze recenti che facciano pensare a un percorso più agevole nei prossimi anni).
L’impressione, collegata anche a quanto indicato nelle premesse del documento, è che molto finisca per dipendere dall’introduzione sul mercato di nuove tecnologie, capaci di produrre risparmi energetici e riduzioni delle emissioni a costi molto più bassi di quelli prevedibili con l’applicazione delle soluzioni oggi disponibili. Su questo tema, la priorità dedicata alla ricerca e allo sviluppo si appoggia prevalentemente alla ricerca pubblica, di cui si prevede una revisione per renderla più efficace, e ai programmi europei aperti alle imprese.
Indubbiamente non è facile definire una strategia puntuale per l’efficienza energetica, visto quanto il tema risulta articolato e interconnesso con le altre priorità, però riteniamo che sia possibile fornire degli elementi aggiuntivi, che consentano di capire meglio cosa occorra al mercato – ossia ad operatori e utenti finali, ma anche ai decisori pubblici nazionali e locali – per strutturarsi e attuare le misure proposte. Ciò risulta ancora più necessario considerata la priorità dalla al settore dei trasporti e agli edifici, due ambiti che finora non hanno contribuito particolarmente ai risultati conseguiti nel nostro Paese (a parte il parco immobiliare collegato al residenziale).
Sul fronte delle misure di supporto, la SEN 2017 prevede un rafforzamento e una semplificazione degli schemi esistenti – un elemento positivo per la continuità, sebbene si tratti di due termini facili da usare, non sempre da applicare se si guarda alla storia recente –, l’introduzione di nuovi dispositivi rivolti ai trasporti e al terziario, la prosecuzione del programma Industria 4.0 e del PREPAC per la P.A. e il lancio del fondo di garanzia atteso dal 2011. È inoltre prevista un’azione insieme ad altri Paesi dell’Unione europea per rivedere le regole sulla contabilità delle amministrazioni pubbliche. Si tratta di una misura auspicabile, visto che si continua a parlare di contratti EPC e di finanziamento tramite terzi per la riqualificazione degli edifici pubblici, ma che le linee guida Eurostat rendono molti degli strumenti di fatto inutilizzabili con i vincoli del Patto di stabilità. Conviene però assicurarsi di avere una strategia alternativa nel caso questa iniziativa non vada a buon fine.
In conclusione, il documento proposto viene giudicato positivamente, in quanto utile per avviare una discussione e un confronto fra i vari stakeholder su obiettivi ambiziosi e che richiederanno azioni sinergiche fra istituzioni e operatori di mercato. La parte sull’efficienza energetica potrebbe però beneficiare di qualche approfondimento aggiuntivo e di stime sugli investimenti e sul supporto previsto, oltreché di alcune aggiunte che proporremo come FIRE.