Il dibattito sull’energia si fa sempre più complicato, fra l’urgenza di intervenire per contrastare il cambiamento climatico, la difficoltà di raggiungere gli obiettivi al 2020 e al 2030 (per quanto non in linea con quanto richiesto dall’Accordo di Parigi), la sfida di trasformare il settore energetico in modo drastico (e la storia insegna che ci vuole tempo). Nell’articolo di seguito provo a sintetizzare alcuni punti che ritengo prioritari, onde evitare di perdersi fra gli slogan, salvo poi scoprire che non si hanno le risorse per fare ciò che si vorrebbe.
Pubblicato sul blog della FIRE.
Secondo la banca dati Odyssee, che va a decomporre la riduzione o l’aumento dei consumi energetici in funzione delle varie componenti (e.g. andamento dell’economia, clima, struttura della produzione industriale, etc.), dal 2000 al 2015 l’Italia ha registrato un calo dei consumi nell’ordine dei 9 Mtep e parallelamente una diminuzione dei consumi legati all’efficienza energetica nell’ordine di 20 Mtep. Quest’ultimo dato va però a bilanciare quantitativamente tre elementi collegati a un aumento dei consumi, che sono:
- l’inefficienza dei sistemi (legati ad esempio alla logistica non ottimizzata o alla produzione nel manifatturiero che non raggiunge risultati massimi per ragioni di mercato o altro);
- la variazione degli stili di vita (e.g. diffusione della climatizzazione estiva, nuovi dispositivi di consumo, uso dei trasporti, etc.);
- la variazione demografica nel nostro Paese.