L’efficienza energetica nella proposta di SEN

sen strategia energetica nazionale 2017

Il documento messo in consultazione dal Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell’ambiente, che delinea la nuova strategia energetica nazionale (SEN), mira  a definire le linee di azione per il prossimo decennio, cercando di coniugare gli obiettivi ambientali con la sicurezza degli approvvigionamenti e le esigenze di competitività del Paese. Si tratta ovviamente di un compito non facile, influenzato dalle lobby elettrica e del gas naturale, ma che comunque rappresenta un buon punto di partenza. Peccato che l’efficienza energetica rimanga in secondo piano, non tanto nella definizione delle priorità, quanto nello spazio dedicato e nello scarso approfondimento di cui gode. L’impressione è che paghi l’assenza di studi e strategie definite, o di lobby dedicate se si preferisce, e che dunque finisca per essere più una sorta di lista della spesa che non un piano di azione. Di certo la SEN 2013 era più attenta al tema dell’uso razionale dell’energia, allora prima delle priorità.

Di seguito l’articolo pubblicato sul numero di giugno della rivista del CTI Energia e dintorni.

Il documento sulla SEN posto in consultazione dal MiSE e dal MATTM è condivisibile negli obiettivi generali – riduzione delle emissioni sul percorso tracciato dall’Accordo sul clima di Parigi, sicurezza del sistema energetico e competitività delle imprese industriali e del sistema Paese nel periodo della transizione – e nelle priorità individuate – rinnovabili, efficienza energetica, sicurezza del sistema, competitività del mercato, phase out del carbone, ricerca e sviluppo sulle tecnologie. Si presenta inoltre equilibrato nella sintesi presente in apertura, in cui vengono illustrate brevemente le principali azioni proposte. Di seguito alcune osservazioni focalizzate sulla priorità efficienza energetica. Continue reading →

Referendum trivelle

In vista del referendum di domenica voglio condividere una bella infografica predisposta da BioEcoGeo, che sintetizza in modo asettico i punti fondamentali del voto di domenica prossima. L’Accordo di Parigi, e soprattutto gli inquietanti studi che lo hanno animato, non possono che spronare un Paese come l’Italia – unico nel G20 ad avere una dipendenza energetica dall’estero superiore all’80% insieme al Giappone e alla Corea del Sud – a puntare con forza e senza indecisioni su efficienza energetica e fonti rinnovabili di energia. Il quesito oggetto di voto non è il migliore, ma andare a votare, e votare sì, è il modo migliore per rappresentare un’esigenza di cambiamento di rotta che dovrebbe apparire ovvia, e che invece trova in molte figure di spicco fra i nostri decisori (a partire dal premier) i suoi detrattori. 

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I benefici dell’efficienza energetica e della cogenerazione

La cogenerazione, il teleriscaldamento e i recuperi di calore sono uno dei fondamenti delle politiche energetiche comunitarie improntate alla gestione efficiente delle risorse. Pur essendo soluzioni mature, rimane alto il potenziale di crescita, specie nel terziario e nell’industria, come mostra lo studio del GSE sul potenziale. Di interesse inoltre l’analisi a livello territoriale, volta a cogliere le sinergie fra domanda e offerta di calore ed elettricità a livello locale. Per trarre i massimi benefici, oltre ad avere una domanda termica ed elettrica idonee, occorre saper valutare gli effetti delle variazioni dei prezzi sul mercato e delle trasformazioni legislative sui business plan. È inoltre fondamentale valutare sempre prima la riduzione degli usi termici ed elettrici, in modo da dimensionare correttamente i cogeneratori. Ne ho parlato all’incontro organizzato da Universal Sun venerdì 8 aprile.

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Politiche per le emissioni: lasciamo i miracoli a chi può farli

In questi giorni è in primo piano il tema delle politiche mirate al contenimento delle emissioni adottate dai comuni, in particolare l’idea di imporre una riduzione della temperatura ammessa negli edifici, in aggiunta ai blocchi parziali o totali del traffico. Si tratta di azioni pressoché inutili (se non dannose) che, oltre ad essere di difficile verifica, non producono alcun effetto permanente sui costumi della cittadinanza e dei responsabili degli impianti. La risposta alle problematiche ambientali evidenziate nell’ambito del summit di Parigi passa per politiche strutturali, non certo per iniziative mordi e fuggi.

L’articolo è stato pubblicato su formiche.net.

Non c’è dubbio che affrontare il tema dell’inquinamento delle aree urbane non sia semplice, quando non si abbia la fortuna di costruire una città ex-novo. Certo è che, a parte le emissioni provenienti da uomo e animali, le fonti di inquinamento su cui si può agire sono tre: il traffico veicolare, la climatizzazione degli edifici e, in misura minore, gli impianti industriali o di servizio.

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Emissioni in città

L’articolo di Repubblica che riporta il mio pensiero riguardo alle emissioni in città. Inutili i blocchi del traffico o la limitazione delle temperature: servono politiche strutturate e coraggiose, che ridurrebbero nel tempo il problema e migliorerebbero la qualità della vita nelle nostre città.

L’articolo di Repubblica è disponibile su: www.repubblica.it/ambiente/.