Intervista a ChatGPT: meglio le fonti rinnovabili o quelle fossili?

Viviamo in un’epoca in cui si sta perdendo la capacità di studiare e di comprendere i fenomeni prima di prendere le decisioni. La semplificazione e la polarizzazione che ormai caratterizzano le risposte ai post social e ai talk show rendono sempre più difficile approfondire i temi, apprezzare le sfumature e trovare soluzioni concordate. Viceversa ognuno rimane ancorato a posizioni ideologiche che, sfortunatamente, possono fare solo danni, proprio perché non consentono di tenere conto di come funziona veramente il mondo. E andrà sempre peggio, perché fra un po’ non ci sarà nemmeno bisogno di impegnarsi a scrivere. Infatti il testo che segue non l’ho redatto io, ma ChatGPT in risposta alla domanda del titolo che io le ho posto e alle due aggiuntive. Apparentemente sono risposte di buon senso, migliori di tanti commenti che si sentono in giro da sedicenti esperti o tuttologi. Ma fa paura pensare che finiremo per affidarci sempre più a servizi di cui non conosciamo le logiche e l’etica (che ovviamente c’è, determinata dalle scelte dei programmatori. Buona lettura…

Ecco l’intervista a ChatGPT su fonti rinnovabili e fonti fossili, bando UE (ora slittato) dei motori a combustione interna per le auto, utilità dell’efficienza energetica e nucleare di quarta generazione. Le risposte le ho ricevute fra il 5 e il 6 marzo (non perché ci abbia dovuto pensare su, visto che bastano sempre una manciata di secondi, ma perché ho deciso di aggiungere le domande successive alla prima in un secondo momento).

Domanda: conviene investire nelle fonti rinnovabili o in quelle fossili?

Investire di più nelle fonti rinnovabili o in fonti fossili dipende dalle esigenze e dagli obiettivi specifici dell’investitore. Tuttavia, in generale, investire nelle fonti rinnovabili come l’energia solare, eolica e idroelettrica può avere molti vantaggi rispetto all’investimento nelle fonti fossili come il petrolio, il carbone e il gas naturale.

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Caro energia: l’importanza di una strategia per le imprese

Il caro energia ha messo numerose imprese in difficoltà. Imprese che vorrebbero intervenire per risolvere il problema subito, cosa però non possibile. Nella presentazione parlo dell’importanza di agire secondo una strategia pensata per rispondere alle tematiche che più mettono in discussione la competitività nel medio periodo: la questione climatica, la sostenibilità, i temi sociali. La risposta questi problemi si basa, tra l’altro, sull’efficienza energetica e l’uso di fonti rinnovabili, e porta con sé la riduzione dell’esposizione al rischio sugli approvvigionamenti e a quello sui prezzi. La buona notizia è che le opportunità di intervento nelle PMI sono ampie e che abbiamo a disposizione strumenti utili, come l’energy manager, le diagnosi energetiche, i dispositivi per il monitoraggio dei consumi e l’automazione, e i sistemi di gestione dell’energia.

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Migliorare la competitività con l’energy management

Energy management per la competitività delle imprese

Molti pensano che l’energia sia un costo da sostenere e che usarla meglio si traduca giusto in un risparmio sulle bollette energetiche. Ma l’uso razionale dell’energia – ossia l’adozione di soluzioni per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili – rappresentano una ben già solida e consistente opportunità. È infatti possibile migliorare la competitività con l’energy management, agendo sulla proposta di valore delle imprese e sulle correlate strutture costi e rischi. Come e perché farlo è il tema della presentazione che ho tenuto all’ultima edizione di mcTER.

L’errore che fanno molti addetti ai lavori è di partire lancia in resta con l’individuare e proporre interventi di efficientamento energetico o impianti di cogenerazione e/o a fonti rinnovabili. Ma le ragioni per usare meglio l’energia vanno ben oltre la riduzione dei costi energetici. Conviene dunque soffermarsi prima sulle motivazioni alla base dell’intervento e sulla loro importanza, per poi ragionare su come l’energia possa essere una leva di rafforzamento e innovazione del core business delle imprese. Allora sì che si potrà capire cosa significhi per i singoli la transizione energetica e se ne potranno cogliere i veri frutti.

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Fotovoltaico: considerazioni e prospettive

autoconsumo fotovoltaico

Per il fotovoltaico è attesa nel prossimo decennio una crescita tumultuosa nel nostro Paese. Si dovrebbe passare da 20 GW a 50 GW, andando a coprire una quota ancora più ampia dei consumi (oggi siamo intorno al 7% del consumo interno lordo). Diversi elementi al contorno incideranno comunque sui risultati effettivi, sia in senso positivo che negativo: l’evoluzione del mercato elettrico, le regole del gioco, lo sviluppo tecnologico del fotovoltaico e dei sistemi di accumulo. Nella presentazione provo a sintetizzare la situazione e le prospettive.

Il posizionamento dell’Italia rispetto al fotovoltaico è di tutto rispetto: nel 2018 eravamo il sesto Paese al mondo in termini di potenza installata. Un crescita in larga parte dovuta ai generosi incentivi dell’era dei conti energia, ma comunque proseguita anche successivamente con un tasso di circa il 2% annuo. Nel frattempo le prestazioni delle soluzioni disponibili sono migliorate e i costi diminuiti, tanto che già oggi in alcune aree il fotovoltaico di grande taglia è concorrenziale con la generazione tradizionale. Del resto il levelised cost of energy (LCOE), l’indice che valuta il costo attualizzato del kWh generato dal fotovoltaico, è diminuito dal 2012 al 2018 del 57% per le grandi taglie e di oltre il 100% per quelle piccole, secondo i dati comunicati da Althesis nel loro rapporto annuale.

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I nuovi orizzonti di efficienza energetica e rinnovabili

Efficienza energetica e fonti rinnovabili sono chiamate ad avere un ruolo fondamentale nella riduzione degli effetti dei cambiamenti climatici. Sempre più sarà richiesto un uso razionale e integrato delle risorse, a partire dall’energia, a tutti i livelli. Le politiche sono chiamate a favorire questa trasformazione di prodotti, servizi e stili di vita, facilitando gli investimenti nel settore attraverso una visione di lungo periodo. Una sfida impervia visti gli interessi in gioco delle parti legate alle fonti tradizionali e la necessità di scrollarsi di dosso il modo di pensare che ci ha accompagnato per decenni, basato sull’ignorare il conto salato che un uso spinto delle risorse avrebbe prima o poi presentato. Di seguito qualche considerazione sulle attuali politiche e sulla necessità di cambiare il modello di governance di questo Paese.

Pubblicato su: Il Pianeta Terra di marzo.

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