Il nuovo Piano italiano per l’energia e il clima

Quando la bozza del nuovo Piano italiano per l’energia e il clima è stata inviata alla Commissione europea, in molti ne hanno contestato la mancanza di ambizione. Sebbene possa essere migliorato, io la penso diversamente, non solo perché la maggior parte degli obiettivi sono in linea con quanto chiesto da Bruxelles. Credo infatti che il punto cruciale non siano i target, comunque difficili da raggiungere se confrontati con le traiettorie recenti di efficienza energetica, rinnovabili ed emissioni, ma ciò che può farci entrare in una nuova fase economica. In una nuova crescita capace di portarci verso gli obiettivi di decarbonizzazione. Su questo dovrebbe essere migliorato il PNIEC. E per conseguire i risultati necessari servono, prima di tutto, nuovi leader, nuovi politici, nuovi manager, nuovi cittadini. Non nel senso che dobbiamo rottamare quel che abbiamo, ma che dobbiamo cominciare a pensare in modo diverso.

Di seguito il contenuto dell’articolo pubblicato a luglio su Qualenergia. Lo propongo ora sul blog per sollecitare un’azione corale ed evitare che il tema finisca dimenticato dopo il clamore in corrispondenza della pubblicazione.

Qualche osservazione sul Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) inviato a Bruxelles, con riferimento all’uso razionale dell’energia per imprese, enti e famiglie. Il documento a mio avviso è una buona base di partenza per arrivare alla formulazione finale la prossima estate. Più che per una discussione sugli obiettivi, che presentano alcune criticità come riportato in seguito rispetto alle richieste comunitarie, credo sia importante sfruttare i prossimi mesi per un dibattito ampio con gli stakeholder per:

  • identificare più in dettaglio cosa occorra per tradurre i target in realtà (cosa non scontata considerando le traiettorie degli ultimi anni);
  • cercare di colmare il divario sui consumi finali e sulle emissioni di edifici e trasporti (importante per le ripercussioni su tutto il resto delle azioni);
  • ragionare su come superare alcune barriere importanti esplicitate poco nell’attuale versione;
  • integrare il Piano con misure per l’attivazione del potenziale legato al cambiamento dei modelli di business e degli stili di vita;
  • affiancare al PNIEC una valutazione approfondita sull’evoluzione possibile delle filiere industriali e dei servizi e di come questo si possa integrare in termini positivi con la transizione energetica. 
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Il PNIEC che vorrei

Qualche considerazione sul PNIEC che vorrei. Il Piano su energia e clima a breve sarà infatti pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e definirà gli aspetti fondamentali delle politiche energetica da qui al 2030. Di base gli aspetti per me importanti sono: la necessità di attivare tutte le parti in modo collaborativo, l’importanza di supportare lo sviluppo delle filiere delle varie tecnologie coinvolte nella transizione energetica, l’opportunità di introdurre misure per favorire il finanziamento tramite terzi, l’esigenza di politiche efficienti ed efficaci e, per quanto apparentemente utopico, il bisogno di una governance funzionale e in grado di stimolare l’innovazione, non solo tecnologica. Perché gli obiettivi della decarbonizzazione sono impossibili da raggiungere con lo status quo, ma nulla è impossibile se si vuole e si dà la possibilità alle persone di esprimere il proprio potenziale.

L’articolo è stato pubblicato originariamente sulla newsletter FIRE.

Il PNIEC

Il Piano nazionale integrato energia e clima si avvia ad essere licenziato. È un documento programmatico richiesto dall’Europa ai Paesi membri sia per potere valutare meglio la fattibilità degli obiettivi in materia di clima ed energia e l’adeguatezza dell’acquis communautaire in tal senso, sia per aiutare gli stessi compilatori a definire un piano di azione efficace per raggiungere, attraverso leggi e strumenti nazionali, i traguardi di riduzione delle emissioni di gas serra impostati. In un certo senso si tratta di un tentativo di portare il sistema legislativo e regolatorio a un approccio di miglioramento continuo propria dei sistemi di gestione. Di seguito voglio condividere qualche considerazione sul PNIEC che vorrei, anche se so che quello che uscirà sarà diverso (per carità, forse meglio così).

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Energia e sostenibilità

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ha introdotto nel 2015, in corrispondenza alla firma dell’Accordo di Parigi sul Clima, un ampio programma basato sulle varie dimensioni della sostenibilità per i Governi, le imprese e le famiglie. L’uso razionale dell’energia è ovviamente rappresentato all’interno degli obiettivi generali e dei target specifici che compongono i cosiddetti sustainable development goals (SDGs). Nella presentazione che segue affronto il tema del legame fra energia e sostenibilità, mostrando come un uso razionale dell’energia si traduce in vari benefici in termini di sostenibilità, e viceversa.

Oltre al video della mia presentazione, che dura circa 24 minuti, sono disponibili interventi interessanti sull’applicazione dell’analisi multibenefici in diversi contesti, che vi invito a visionare per i benefici collegati all’impiego di questa metodologia, sulla cui applicazione FIRE può essere di supporto.

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Un piano di azione per riqualificare gli edifici

FIRE Buona pratica settore energetico

Riqualificare gli edifici ci serve sia per rendere migliori, più confortevoli e sicuri i luoghi dove passiamo buona parte della mia vita, sia per rispondere alla sfida del cambiamento climatico. Abbiamo a disposizione numerose opportunità di intervento. Alcune molto convenienti, altre, come il rinnovamento dell’involucro edilizio, costose. Con una strategia e strumenti adeguati è comunque possibile riuscire ad intervenire in modo sostenibile dal punto di vista economico. Non so se sarà possibile raggiungere gli obiettivi comunitari – cosa che dipenderà anche da come verranno definiti – ma non è questo il punto. Ci conviene intervenire per vivere meglio e stimolare la nostra economia.

Articolo pubblicato originariamente su Quotidiano Energia.

Visto che si parla di PNIEC, ossia del Piano nazionale integrato energia e clima, l’Italia ha un’urgenza: mettere in piedi una strategia credibile e solida per riqualificare il parco immobiliare e il settore dei trasporti. La ragione non sta tanto negli obiettivi legati al pacchetto europeo Fit for 55, quanto a due considerazioni di base. La prima è che questi due settori continuano ad affossare gli indicatori energetici ed ambientali nel nostro Paese, come risulta anche dal rapporto annuale Efficiency and decarbonization indicators in Italy and in the biggest European Countries, la cui edizione 2023 è stata appena pubblicata dall’Ispra. La seconda è che i edifici e trasporti sono da noi responsabili del 75% dei consumi finali di energia e dunque presentano i margini maggiori di intervento. Di seguito alcune considerazioni di FIRE sul settore degli edifici, basate sui commenti inviati al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE) per rispondere alla consultazione sul Piano nazionale.

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Intervista a ChatGPT: meglio le fonti rinnovabili o quelle fossili?

Viviamo in un’epoca in cui si sta perdendo la capacità di studiare e di comprendere i fenomeni prima di prendere le decisioni. La semplificazione e la polarizzazione che ormai caratterizzano le risposte ai post social e ai talk show rendono sempre più difficile approfondire i temi, apprezzare le sfumature e trovare soluzioni concordate. Viceversa ognuno rimane ancorato a posizioni ideologiche che, sfortunatamente, possono fare solo danni, proprio perché non consentono di tenere conto di come funziona veramente il mondo. E andrà sempre peggio, perché fra un po’ non ci sarà nemmeno bisogno di impegnarsi a scrivere. Infatti il testo che segue non l’ho redatto io, ma ChatGPT in risposta alla domanda del titolo che io le ho posto e alle due aggiuntive. Apparentemente sono risposte di buon senso, migliori di tanti commenti che si sentono in giro da sedicenti esperti o tuttologi. Ma fa paura pensare che finiremo per affidarci sempre più a servizi di cui non conosciamo le logiche e l’etica (che ovviamente c’è, determinata dalle scelte dei programmatori. Buona lettura…

Ecco l’intervista a ChatGPT su fonti rinnovabili e fonti fossili, bando UE (ora slittato) dei motori a combustione interna per le auto, utilità dell’efficienza energetica e nucleare di quarta generazione. Le risposte le ho ricevute fra il 5 e il 6 marzo (non perché ci abbia dovuto pensare su, visto che bastano sempre una manciata di secondi, ma perché ho deciso di aggiungere le domande successive alla prima in un secondo momento).

Domanda: conviene investire nelle fonti rinnovabili o in quelle fossili?

Investire di più nelle fonti rinnovabili o in fonti fossili dipende dalle esigenze e dagli obiettivi specifici dell’investitore. Tuttavia, in generale, investire nelle fonti rinnovabili come l’energia solare, eolica e idroelettrica può avere molti vantaggi rispetto all’investimento nelle fonti fossili come il petrolio, il carbone e il gas naturale.

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