L’articolo scritto a inizio aprile per fare una panoramica dello schema dei TEE. Uno sguardo veloce su risultati ottenuti, obiettivi e mercato e problemi aperti. Lo schema indubbiamente si presenta come una buona pratica a livello internazionale e il bilancio dall’avvio non può che essere considerato positivo. È ora il momento di intervenire per superare alcune difficoltà e problematiche manifestatesi negli ultimi due anni e per lanciare il meccanismo verso il 2020.
Pubblicato sul numero di aprile della rivista Qualenergia.
L’Accordo di Parigi sul clima siglato lo scorso dicembre rappresenta una svolta epocale nell’approccio alla gestione delle risorse disponibili nel nostro Pianeta. Non impone solo politiche, che i singoli Stati potranno implementare con maggiore o minore cura, ma soprattutto indica un percorso evolutivo per il mondo produttivo, i cui attori dovranno da subito cominciare a ripensare prodotti, servizi, proposta e catena di valore se vorranno svolgere un ruolo da protagonisti e rimanere competitivi. Nel percorso rivolto al contenimento dell’aumento delle temperature nei 2°C l’efficienza energetica dovrebbe svolgere la parte del leone (coprendo circa il 50% dell’obiettivo secondo le stime dell’Agenzia internazionale dell’energia).
Per poter raggiungere i traguardi auspicati è fondamentale supportare ricerca e sviluppo di nuove soluzioni e favorire la diffusione di quelle sul mercato, in particolare di quelle più performanti. In Italia manca da anni un contributo serio sulle azioni di ricerca e innovazione e, del resto, programmi come Industria 2015 si sono rivelati fallimentari per l’incapacità di erogare risorse in tempi consoni. Le imprese possono fortunatamente contare su Horizon 2020, ma non sarebbe male un programma nazionale per rispondere alle esigenze del Paese. In compenso il quadro di supporto per le soluzioni disponibili sul mercato è rilevante. Di recente sono stati aggiornati e potenziati il conto termico e le detrazioni fiscali. Rimane invece aperto il tema certificati bianchi, ossia il principale strumento di supporto economico per gli interventi di efficienza energetica nel nostro Paese in termini di obiettivi e risultati. Cerchiamo dunque di fare il punto della situazione.
Risultati raggiunti
Dal 2006 a fine 2015 sono state risparmiate quasi 22 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep), in buona parte misurate e non stimate (un aspetto non secondario quando si parla di strumenti di incentivazione dell’efficienza energetica).
I risparmi sono stati conseguiti soprattutto grazie al ruolo attivo giocato dagli operatori volontari, in particolare le società di servizi energetici e quelle con energy manager nominato. Le cosiddette ESCO – per quanto nella maggior parte dei casi abbiano operato come semplici consulenti per la presentazione delle proposte – sono state il motore del meccanismo e quelle più avvedute hanno sfruttato l’occasione per crescere, strutturarsi e mettere a disposizione del mercato il know-how sviluppato attraverso la raccolta dei dati e delle informazioni necessarie per partecipare allo schema.
Un altro elemento interessante dei certificati bianchi è stata la capacità di coinvolgere il settore industriale, tanto che questo gioca oggi il ruolo principale in termini di risparmi generati (mentre il civile rimane avanti come numerosità delle proposte).
Tutti elementi che pongono lo schema italiano come buona pratica mondiale. Per un confronto con altri schemi consigliamo la nuova piattaforma creata dal progetto ENSPOL (vedi apposito box), che ha analizzato nel dettaglio tutti i meccanismi disponibili o in progettazione in Europa in supporto dell’efficienza energetica.
Obiettivi e mercato
Lo schema, dopo l’entrata in vigore del D.M. 28 dicembre 2012, ha visto importanti cambiamenti. La fine della cumulabilità fra incentivi (in particolare con le detrazioni fiscali) e la possibilità di presentare progetti a consuntivo solo prima dell’entrata in esercizio (mentre nei primi anni è stato possibile presentare i progetti anche anni dopo l’avvio degli impianti) ha prodotto il prevedibile calo di titoli, dopo il classico picco che precede siffatti cambiamenti. Il risultato emerge chiaramente dall’analisi dei TEE emessi annualmente pubblicata dal GME, che mostra un calo di 2,8 milioni di titoli rispetto all’anno precedente e di 1,3 milioni sul 2013 (figura 1).
Il GSE nel suo rapporto annuale ha evidenziato comunque come siano attesi circa 15 milioni di TEE complessivamente (quindi circa 2,5-3 milioni annui) nei prossimi anni per via delle PPPM presentate nel biennio 2014-2015, mentre il numero di PPPM presentato si è attestato intorno a mille per anno nello stesso periodo (circa 500 meno dell’anno record 2013, ma più del doppio del 2012 e il quadruplo del 2011). Chiaramente per il raggiungimento dei target conteranno sia il numero di pratiche presentate, sia la dimensione media in termini di risparmio energetico. È difficile fare previsioni in tal senso per diversi motivi: ancora non si conoscono i target e le dinamiche dello schema non sono scontate e dipendono dallo sviluppo del mercato dell’efficienza energetica (che, ad esempio, potrebbe beneficiare degli stimoli provenienti dalla campagna di indagini obbligatorie svolte nelle grandi imprese).
La notifica alla Commissione Europea sull’articolo 7 della direttiva efficienza energetica parla di target dal 2017 al 2020 compresi fra 7,8 a 9,7 Mtep. Sebbene comprendano anche risparmi che al momento non vengono conteggiati all’interno del mercato e dunque degli obiettivi espressi in TEE (ad esempio i risparmi generati dagli interventi oltre la vita utile e quelli associati ai certificati CAR ritirati direttamente dal GSE), sembrerebbero valori non facile da conseguire, guardando ai dati espressi dalla figura 2 in termini di risparmi energetici e del relativo trend. Purtroppo è difficile fare stime al riguardo, non essendo disponibili fonti pubbliche adeguate. Il documento di consultazione sulle nuove linee guida dello scorso anno riporta tra l’altro una serie di proposte che, se attuate, potrebbero avere l’effetto di rendere la crescita dei titoli ancora più complessa. L’introduzione della baseline economica, fra quelle già introdotte, avrà indubbiamente un impatto sul numero di proposte presentate, soprattutto nell’industria. Le linee guida potrebbero però contenere anche elementi positivi, così come i target potrebbero assumere valori diversi da quelli indicati, sulla base dei risultati conseguiti nell’ambito degli altri programmi nazionali mirati all’efficienza energetica.
Sul fronte delle proposte presentate, nel biennio 2014-2015 il GSE ha fatto ricorso all’autotutela per circa 50 progetti su 27.000 e il 96% delle pratiche presentate nel 2015 è stato approvato. Secondo i dati pubblicati sul contatore dei TEE – un altro strumento di trasparenza adottato negli scorsi giorni dal GSE che si aggiunge alla piattaforma sulle verifiche e ai dati sui progetti approvati – indica che nel 2015 sono state presentate 11.764 pratiche, di cui 1.066 risultano ancora in esame e delle 10.698 che hanno chiuso l’istruttoria 10.037 sono state approvate, 480 respinte e 181 risultano ritirate, irricevibili o sospese. Le tempistiche indicate dalla legge sono state rispettate nel 95% dei casi. I ritardi hanno riguardato maggiormente le PPPM e le pratiche la cui istruttoria si è conclusa con preavviso di rigetto, evidentemente per la maggiore complessità e delicatezza delle relative proposte.
Per quanto riguarda il mercato dei titoli, la figura 3 (aggiornata a inizio aprile) ne mostra l’andamento nel tempo. L’analisi del mercato bilaterale porterebbe a numeri simili, anche se mediamente più bassi per effetto delle compravendite a prezzo zero che si verificano fra alcune società dello stesso gruppo. L’analisi dei prezzi nel tempo mostra un’evidente relazione tra i prezzi e la disponibilità di TEE rispetto ai target, salvo il picco verificatosi nel 2014 e l’aumento delle ultime settimane. Quest’ultimo appare rilevante se confrontato con l’obbligo 2010, che presentò una situazione non dissimile in termini di copertura dell’obiettivo (superiore in entrambi i casi alla soglia di flessibilità per i distributori, ma lontana dalla copertura piena). Se nelle ultime sessioni di maggio 2011 il prezzo era salito di poco più di 10 euro/tee, quest’anno la crescita ha superato i 30 euro/tep. Potrebbe trattarsi di un segnale di mercato in merito a scenari di scarsità di titoli nei prossimi anni, che è però difficile prevedere in assenza delle nuove linee guida. Comunque la prima sessione di aprile sembra segnare un ritorno verso valori più equilibrati di mercato e in linea con la situazione attuale di domanda e offerta.
Problemi aperti
Lo schema ha consentito di raggiungere risultati ragguardevoli, ma presenta una serie di problematiche che richiedono l’introduzione di modifiche normative. Un primo elemento è l’efficienza dello schema in termini di costo efficacia, unito alla sovraremunerazione di alcuni interventi. Sul secondo aspetto l’introduzione dell’addizionalità economica potrebbe produrre dei benefici se correttamente definita: è indubbiamente un tema su cui le nuove linee guida dovrebbero fornire delle indicazioni basate su un’analisi costi/benefici (l’attuale ricorso al criterio semplice del pay-back time, pur essendo semplice e in linea con le scelte adottate in Francia e Danimarca, potrebbe non essere la soluzione migliore). Sul primo aspetto si può invece osservare come nei primi anni dello schema il costo del sistema per tep risparmiato fosse nell’ordine dei 100 euro, mentre nel 2015 è risultato più di tre volte superiore, in buona parte per effetto del tau medio e in misura minore per via dell’aumento del valore del rimborso in tariffa per i distributori. Purtroppo non si hanno dati per valutare quanto questo sia giustificato strutturalmente dal tempo di ritorno medio degli investimenti realizzati. La probabile eliminazione del tau sulla carta ridurrà in modo consistente il costo annuale dello schema, ma molto dipenderà dall’equilibrio fra domanda e offerta.
Un altro tema rilevante è la gestione della corresponsabilità fra ESCO e utenti finali in caso di problemi e di richieste di restituzione delle somme ricevute. Purtroppo negli anni questo aspetto è stato sottovalutato dalla maggior parte degli operatori e si è poi manifestato nella sua drammaticità quando il GSE ha iniziato a realizzare controlli e verifiche. Il problema è duplice: in assenza di tutele contrattuali e finanziare adeguate è la ESCO a pagare in caso di non conformità, anche se causate dall’utente finale che è il soggetto che ha beneficiato di quasi tutto il beneficio economico, mentre, sul fronte opposto, risulta quasi impossibile recuperare somme rilevanti erogate per interventi di grande taglia che possono ampiamente superare le capacità economico-finanziarie delle ESCO. Si tratta di un tema risolvibile sia chiedendo che siano gli utenti finali a presentare i progetti (cosa che però potrebbe tradursi nella riduzione dei progetti presentati e non terrebbe conto del possibile ruolo delle ESCO nell’offerta di contratti EPC), sia, in un’ottica di maggiore flessibilità, chiedendo che siano attivate apposite garanzie per i progetti sopra una certa taglia. Ovviamente è importante che ESCO e clienti stipulino contratti adeguati per gestire il loro rapporto.
Il terzo tema riguarda i problemi segnalati dagli operatori negli ultimi due anni. I punti fondamentali sono riconducibili alla mancanza di un referente di progetto, nell’applicazione di regole non sufficientemente chiare a priori – che dunque causano incomprensioni e perdita di produttività – e nella revisione di scelte relative a progetti approvati.
Come ultimo tema oggetto di attenzione si può citare il già ricordato andamento dei risparmi annui, purtroppo in calo, come mostra la figura 2. Non si tratta di un indice del trend dell’efficienza energetica del Paese, ma segnala possibili complicazioni nel raggiungimento dei target futuri.
Conclusioni
È quanto mai importante che il MiSE emani le nuove linee guida e che queste si dimostrino in grado di rispondere alle sfide indicate, come peraltro fatto in passato. Le problematiche illustrate si traducono in sostanza in un’incertezza di fondo, nonostante i risultati raggiunti, e prima saranno disponibili le regole del gioco, prima il mercato potrà organizzarsi per muoversi verso i target.
Occorre sicuramente porre maggiore attenzione ai processi decisionali e ai rapporti con gli stakeholder per ricondurre la situazione alla normalità e favorire lo sviluppo del mercato dell’efficienza energetica. Le ultime azioni attuate dal GSE sembrano fortunatamente andare in questa direzione.
Per finire le associazioni di settore e gli operatori possono giocare un ruolo importante facendo proposte puntuali di miglioramento dello schema e di soluzione dei problemi incontrati. La FIRE su questo continuerà a svolgere il suo ruolo di facilitatore e promotore di iniziative volte a individuare soluzioni con il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse.
Box ENSPOL
Il progetto IEE ENSPOL ha supportato negli ultimi due anni la Commissione Europea nell’analisi dei meccanismi di supporto all’efficienza energetica ricadenti sotto l’art. 7 della direttiva efficienza energetica (nel nostro Paese certificati bianchi, conto termico e detrazioni fiscali). Sul sito del progetto (www.enspol.eu) sono disponibili i rapporti dettagliati, strutturati per temi rilevanti (funzionamento, attori, target, addizionalità, interventi ammessi, aspetti economici e di mercato, misura dei risparmi, controlli e verifiche, etc.) per tutti gli schemi esistenti in Europa e per quelli in fase di progettazione, con un ulteriore focus sui principali schemi extraeuropei. Di recente è stata attivata una piattaforma web di analisi, disponibile all’indirizzo www.article7eed.eu.
Il progetto ha messo a disposizione diversi strumenti per favorire il confronto fra gli stakeholder europei: un osservatorio UE, webinar di approfondimento (le cui registrazioni sono disponibili sul sito). In Italia la FIRE ha attivato un osservatorio nazionale in collaborazione con il GSE, workshop interregionali sugli strumenti disponibili per la P.A. in collaborazione con ENEA, GSE e le Regioni interessate, e convegni dedicati.