Certificati bianchi: una nuova fase partendo da mercato, misura e addizionalità

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I certificati bianchi entrano in una nuova fase con le linee guida del D.M. 11 gennaio 2017. Nuovi progetti ammissibili e metodologie per la valutazione dei risparmi energetici, nuovi criteri sulla misura, ruoli meglio definiti per proponenti e titolari dei progetti sono alcuni degli elementi che le caratterizzano. Gli strumenti di supporto previsti, come le guide operative settoriali e un dialogo costruttivo con gli operatori, dovranno offrire risposte ai principali temi: obiettivi da raggiungere, mercato, complessità delle regole, misura, baseline e addizionalità. Di questi aspetti parlo nella presentazione tenuta come introduzione alla sesta conferenza annuale FIRE sui TEE.

Lo schema dei certificati bianchi ha consentito di conseguire risultati ragguardevoli, con oltre 24 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep) addizionali risparmiate. Le nuove linee guida, emanate ad aprile con la pubblicazione del D.M. 11 gennaio 2017, sono viste dagli operatori con una certa cautela in merito a temi quali la misura dei consumi ante intervento, l’addizionalità, i progetti ammissibili e i campioni da sottoporre a misura nei nuovi progetti standard, ma anche con un atteggiamento positivo, confidando in una maggiore opportunità di dialogo e confronto con le istituzioni.

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Pacchetto invernale UE: i rischi dell’addizionalità

La Commissione europea ha presentato alla fine dello scorso anno due proposte di revisione della direttiva efficienza energetica EED – COM(2016) 761 – e della direttiva sulle prestazioni energetiche dell’edilizia EPBD – COM(2016) 765. Esse mirano ad estendere al 2030 il raggio di azione delle direttive esistenti e a introdurre alcune razionalizzazioni e modifiche in un’ottica di rafforzamento delle politiche rivolte all’efficienza energetica. Di seguito illustro la posizione di FIRE presentata all’audizione alla Commissione X del Senato il 2 febbraio.

Alcuni aspetti del pacchetto proposto dalla Commissione europea sono del tutto condivisibili – ad esempio l’attenzione posta al contrasto della fuel poverty, alla misura dei consumi, alla mobilità elettrica, etc. –, ma alcuni elementi sono opinabili e potrebbero avere più effetti negativi che positivi.

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Non di sola addizionalità vivono i certificati bianchi

In vista dell’emanazione delle linee guida sui certificati bianchi continua il dibattito sui temi principali. Fra questi merita attenzione l’addizionalità, uno degli aspetti più interessanti e complessi da gestire e su cui da sempre si cerca di trovare il giusto equilibrio fra le esigenze dei policy maker, dei valutatori e degli operatori. L’addizionalità, però, è solo uno degli elementi alla base dell’efficacia di un meccanismo di incentivazione. Efficacia di cui si parla poco e in genere riferendosi al costo specifico dello schema (che però non è di per sé non fornisce indicazioni in tal senso). Nell’articolo che segue ho provato a sintetizzare altri elementi meno considerati ma ugualmente importanti da questo punto di vista: la materialità e il livello di incentivazione.

Pubblicato su: Qualenergia.

Di recente Emanuele Regalini ha pubblicato la prima parte di un suo interessante documento sull’addizionalità, in cui illustra con molta chiarezza il tema, in particolare in collegamento allo schema dei certificati bianchi. È una lettura che consiglio, sia per la qualità, sia perché non è facile trovare testi in Italiano che trattino l’argomento, anche se l’opera non è ancora completa (manca la parte sulle proposte che l’autore sta scrivendo).

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