Se siete a Roma e vi capita di passare dalle parti di San Pietro, andate a visitare la mostra dei 100 presepi in via della Conciliazione. Se non siete nella città eterna potete dare un’occhiata alla galleria sul sito web della manifestazione. È affascinante vedere come persone diverse hanno interpretato la nascita del Bambinello usando le ambientazioni e i materiali più vari. Ed è bello pensare che chiunque può farsi un suo presepe con quello che gli capita per le mani e trovargli uno spazietto da qualche parte in casa.
Per chi ha la fortuna di averlo, il presepe è un gran dono. Prima c’è l’avventura di costruirlo. Ogni anno si può cambiare qualche cosa e giocare con il ruolo dei personaggi (c’è spazio per tutti, visto che la buona novella è ecumenica) o dare vita a nuove storie. Se poi si è in tanti a metterci mano, ogni pecora diventa motivo di discussione e ci si diverte con il lavoro di gruppo…
Poi c’è la possibilità di osservarlo. Magari al buio, illuminato dalle lucette. Con il suo silenzio, che fa da contrasto al chiasso e al profluvio di parole e di urla che caratterizza questo tempo. Ecco, il presepe ci aiuta a riscoprire l’ascolto. Due elementi di cui si avverte un gran bisogno, perché solo stando in silenzio e ascoltando si possono capire i punti di vista degli altri e si può collaborare per trovare soluzioni condivise ed efficaci ai problemi che ci affliggono. Il presepe è anzitutto una storia di nascita, e quindi di costruzione e meraviglia, che ci offre la speranza in un mondo migliore.
Con l’occhio che passa da un personaggio all’altro, si può fare un bel viaggio per ritrovare noi stessi e scoprirci spettatori privilegiati dell’evento. Ma il presepe si può anche usare per ammirare, pregare, cantare, giocare… chiedetelo a un bambino.
Alla fine, come ogni cosa bella, anche il presepe va messo da parte. Un altro Natale è passato portandosi via la sua magia. Ma, se l’avremo vissuto almeno un po’, qualcosa rimarrà con noi per affrontare il nuovo anno con rinnovato vigore.
In fondo è proprio questo il bello. Quella notte a Betlemme è stata unica e irripetibile, ma noi possiamo fare in modo che ogni nostro atto abbia un proprio senso e possa portare un dono a chi ci circonda. Che sia il regalo di uno dei re magi o la presenza silenziosa dei pastori poco conta. Perché alla fine nel presepe, a parte la Sacra Famiglia, ci siamo noi nella nostra quotidianità.
Buon Natale!