Certificati bianchi a rischio

in cerca di una rotta

Lo schema dei certificati bianchi sta attraversando una fase critica, che rischia di portarlo al collasso, nonostante le aspettative di potenziamento e semplificazione contenute nella Strategia energetica nazionale appena varata. Non si tratta tanto e solo di un problema di prezzo dei certificati bianchi, al centro dell’attenzione mediatica nell’ultimo anno, quanto del venire meno delle condizioni che ne consentono un funzionamento ottimale.

Di seguito un articolo pubblicato su L’Astrolabio, la newsletter degli Amici della Terra.

Il meccanismo dei TEE è nato come meccanismo di mercato, in grado di promuovere la crescita del mercato dell’efficienza energetica (diffusione know-how fra i tecnici e sensibilizzazione dei decisori aziendali alle opportunità legate all’efficienza energetica, capitalizzazione e qualificazione degli operatori, raccolta di dati e informazioni sulle trasformazioni di mercato da parte di GSE, ENEA e RSE, etc.) e la realizzazione degli interventi più interessanti da parte delle imprese. Il meccanismo ha inoltre consentito la contabilizzazione dei risparmi energetici addizionali a costi contenuti, grazie alla capacità di selezionare in maniera tecnologicamente neutrale i progetti con migliore costo-efficacia.

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Certificati bianchi: linee guida, risultati, proposte

I certificati bianchi rappresentano il principale schema di promozione dell’efficienza energetica nel nostro Paese. Avendo compiuto 12 anni sono però nel pieno dell’adolescenza e dunque soffrono dei tipici problemi di questa fase della crescita. Infatti, mentre la Strategia energetica nazionale (SEN) appena presentata dai Ministri dello sviluppo economico e dell’ambiente ne conferma il ruolo, in special modo per l’industria, e parla di “potenziamento e semplificazione”, il GSE comunica a KeyEnergy che si sta ragionando su un nuovo meccanismo basato su aste. Intanto lo schema è affetto da truffe di dimensioni incredibili (si indaga su oltre 100 milioni di indebiti profitti), certificati bianchi sono bloccati da mesi per la questione dei certificati antimafia (tutti collegati a illeciti?), le nuove schede standard continuano a non essere pubblicate, aumentano le perplessità degli operatori sulla presentazione di nuovi progetti, e i prezzi di mercato volano ai massimi storici. 

Di seguito tratto il tema riportando le osservazioni sintetiche presentate da FIRE nell’ambito dell’Osservatorio dell’AEEGSI sull’efficienza energetica e l’ampia presentazione illustrata al tradizionale convegno FIRE di KeyEnergy a Rimini, ricca di dati.

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E il certificato bianco si impenna!

e il certificato bianco si impenna

Continua a crescere il prezzo dei certificati bianchi sul mercato spot, mentre lo schema dei TEE entra nella nuova fase e si avvicina al termine del periodo transitorio, in cui è possibile presentare progetti secondo le regole precedenti. Qualche dato sui progetti presentati, domanda e offerta, aspettative e risultati. E uno stimolo a riflettere sul contributo del meccanismo in relazione agli obblighi al 2020 e agli impegni della SEN.

Pubblicato su: qualenergia.it.

Qualcuno di voi ricorderà il tormentone “e la lira s’impenna”, che caratterizzava le video schede di apertura dei collegamenti della Gialappa’s band con Carcarlo Pravettoni (Paolo Hendel). Ai giorni nostri è il prezzo dei certificati bianchi ad impennarsi, senza gli effetti comici dei siparietti di Mai dire gol. Nelle ultime sessioni la crescita è ripresa e vale la pena dare qualche informazione al contorno.

La figura 1 mostra l’andamento dei prezzi negli ultimi anni e consente di cogliere già nei primi mesi del 2016 la rottura degli equilibri che avevano garantito per lungo tempo prezzi stabili. Sulle ragioni si è già scritto. In sostanza un mix fra il mercato corto, l’incertezza sul futuro e le regole di mercato. In merito al primo elemento, secondo l’indagine dell’Autorità sul mercato i distributori per la prima volta hanno raggiunto le quote d’obbligo minime nel mese di maggio. Il che fa pensare che una certa ritrosia ad acquistare a prezzi alti ci sia stata, ma anche che i margini di disponibilità siano stati insufficienti a farla prevalere sulla spinta al rialzo dei prezzi giocata dall’offerta. Come già evidenziato con il picco del 2014, peraltro, le regole di questo mercato si prestano ad assecondare variazioni anche consistenti dei prezzi stessi.

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TEE: il nuovo contributo tariffario

delibera AEEGSI 435-17

Uno degli effetti delle nuove linee guida sui certificati bianchi, di cui ho parlato al convegno organizzato da Federchimica a Milano, è la revisione delle regole di definizione del contributo tariffario che spetta ai distributori obbligati a copertura delle spese sostenute per partecipare allo schema dei TEE. Di seguito offro una sintesi della delibera AEEGSI 435/2017/R/efr del 15 giugno scorso, oltre alla mia presentazione sulle nuove linee guida del meccanismo. 

Il meccanismo dei certificati bianchi vede i distributori elettrici e del gas naturale con più di cinquanta mila clienti nel ruolo di soggetti obbligati. Essendo imprese regolate, in quanto gestori delle rispettive reti, lo schema dei TEE prevede un contributo tariffario per la copertura di una parte dei costi sostenuti da tali soggetti per la partecipazione al meccanismo. Nel 2014 l’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico aveva modificato le regole per la determinazione del contributo, in precedenza collegato all’andamento dei prezzi di un paniere di beni energetici, collegandolo al prezzo medio del mercato spot nell’anno precedente.

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Nuove frontiere dell’energy management

energy management of trump's hair

L’intervento sull’evoluzione dell’approccio alla gestione dell’energia nelle imprese, alla luce delle trasformazioni del mercato, di industria 4.0 e dell’Accordo di Parigi (con buona pace di Trump) alla conferenza organizzata dalla Fondazione Megalia. Nella presentazione ho illustrato alcuni elementi sull’indagine svolta sui benefici multipli dell’efficienza energetica che saranno approfonditi nel Rapporto annuale sugli energy manager che sarà presentato il prossimo 7 luglio al MiSE. E, dopo gli esempi di imprese che hanno abbracciato una visione olistica dell’energy management – rivolta non solo al proprio interno, ma anche alla catena di distribuzione e all’uso dei propri prodotti e servizi da parte dei clienti – ho lasciato il compito per casa che vedete sopra nell’immagine: come fare la messa in piega in modo efficiente al ciuffo di Trump. Siete liberi di fare proposte al riguardo, ovviamente!

Il presidente degli Stati Uniti evidentemente ha annunciato la decisione di uscire dall’Accordo di Parigi adducendo motivazioni inconsistenti se non risibili. Un chiaro esempio di come si possa negare qualunque fatto o realtà senza portare nessuna prova a sostegno delle proprie tesi. Peccato ci sia di mezzo il nostro destino… Di certo una notizia non buona per la comunità internazionale, ma l’elemento confortante è che sono le imprese leader di mercato ad aver avviato un cambiamento di approccio alla gestione dell’energia negli scorsi anni che risponde agli stimoli di Parigi.

L’efficienza energetica non è che una delle leve a disposizione per ridurre l’impatto delle emissioni climalteranti sul clima. Oggi le imprese, per rimanere competitive, sono chiamate a ripensare i propri prodotti e servizi, affinché siano meno impattanti nella fabbricazione e nell’utilizzo finale. Questo comporta una revisione della catena di valore delle imprese, che parte dall’efficientamento della filiera di approvvigionamento e passa per una migliore gestione di tutte le risorse e per l’applicazione dei principi dell’economia circolare, in sinergia con l’energy management presso i propri siti  produttivi.

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