Introdotto formalmente nella legislazione italiana nel 2008, il contratto di energy performance (EPC) era considerato l’anello mancante che avrebbe permesso di chiudere la filiera delle riqualificazioni energetiche, soprattutto dal punto di vista finanziario. Come vedremo, consiste nell’affidare a una società specializzata (una ESCO – energy service company) la riqualificazione energetica e la successiva gestione energetica di un edificio, piuttosto che uno stabilimento, a fronte di un canone che varia in proporzione all’effettivo risparmio energetico conseguito.La formula funziona, mi ci sono alcune attenzioni da osservare. Ne approfitto inoltre per riportare una sintesi sulle nuove linee guida Eurostat, che contengono importanti novità per la Pubblica Amministrazione e la possibilità di ricorrere a investimenti fuori bilancio.
Di seguito l’intervista rilasciata a Maurizio Melis su Smart City, il programma di Radio 24 dedicato alle tematiche energetiche.
L’intervista tratta in generale il tema dell’EPC: le sue caratteristiche fondamentali, gli elementi che lo contraddistinguono e una serie di considerazioni sulla sua diffusione. Per quanto riguarda la P.A., è stata pubblicata a maggio da Eurostat, l’ufficio statistico della Commissione europea, e dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), la guida per il trattamento statistico degli Energy Performance Contract (EPC).