Il superbonus è la politica più forte messa in campo nel nostro Paese negli ultimi anni sul fronte degli edifici. Anche troppo forte, visto che la scelta della detrazione al 110%, come prevedibile, ha reso tutto più complesso e creato delle inevitabili distorsioni. Ma quello che interessa è capire se e come stia funzionando e quanto possa portare di buono nei prossimi anni con le dovute modifiche; un fronte su cui in FIRE sto attivamente lavorando. Per questo si è deciso a gennaio di raccogliere pareri da una serie di stakeholders in un focus sulla rivista Gestione Energia, lavoro che ha portato a un’analisi di come il superbonus si stia sviluppando fra luci e ombre. Di seguito l’articolo scritto come introduzione al focus, sulla base dei contributi ricevuti.
Sono passati diversi mesi ormai dall’introduzione del superbonus con il D.L. 19 maggio 2020 n. 34. In FIRE, pur lodando l’idea di coniugare ripresa economica e sostenibilità insita nella misura, fin dall’inizio abbiamo condiviso forti dubbi su di essa (si veda ad esempio questo articolo). Nel corso delle continue interlocuzioni che abbiamo con tutti gli stakeholder del settore energetico abbiamo in questi mesi raccolto diversi pareri e confidenze, spesso di segno negativo, ma non solo. Abbiamo perciò ritenuto utile produrre un focus sul tema, intervistando soggetti diversi per vedere cosa ne pensano.
Non sarebbe possibile riassumere quanto emerso dai singoli contributi, che vi invitiamo a leggere anche perché molto diversi anche quando parlano di temi similari, ma ci teniamo di seguito ad evidenziare alcuni elementi.
Come prevedibile l’aver deciso di introdurre una nuova misura, invece che potenziare quanto esistente come caldamente raccomandato da FIRE, ha portato alla necessità di interpretare e chiarire numerosi aspetti, con la conseguenza che in questi mesi più che alla disposizione e realizzazione di interventi si è assistito a un diluvio di interpelli, faq (persino da parte di sottosegretari, accompagnate però da diciture di non ufficialità…), webinar, software “progettati per il superbonus”, etc.
Si sa che quando piove forte ci si bagna anche se si ha l’ombrello: a nove mesi dal provvedimento originario la situazione è tutt’altro che definita, per quanto siano stati chiariti numerosi aspetti, e questo rende difficile intervenire senza rischi, anche agli operatori seri. Come evidenziato dai contributi, rimangono infatti diversi nodi da sciogliere, tanto più che un parco immobiliare variegato come quello italiano rende ardua qualunque caratterizzazione, e che il sistema amministrativo farà presumibilmente fatica a gestire la produzione dei vari documenti necessari a verificare la legittimità urbanistica e tutti i processi autorizzativi.
Il tutto è aggravato da interpretazioni discutibili dei commi di legge e dal numero di soggetti chiamati a fornirle – negli anni in cui tutti parlano degli one-stop-shop della direttiva sull’efficienza energetica, senza evidentemente ritenere utile applicarne il concetto – e dallo spauracchio dei controlli. Con i potenziali effetti negativi in primis sugli utenti finali e, in seconda battuta, sui professionisti (la responsabilità è in capo a questi ultimi, ma in caso di verifiche negative i soldi li devono restituire all’erario i primi, in attesa che le assicurazioni paghino).
Il peccato originale, che ha poi portato alla necessità di riscrivere le regole, è evidentemente l’entità della detrazione, portata al 110%. Come era facile prevedere questa scelta ha generato effetti positivi, come prendere in considerazione soluzioni fino ad oggi trascurate perché ritenute troppo costose o complesse e attirare le attenzioni di tutti sulla possibilità di riqualificare il proprio immobile (del resto era il minimo che ci si potesse aspettare vista la generosa offerta economica). Contestualmente ha fatto impennare i lavori di professionisti di vario genere (tecnici di settore, legali, esperti di finanza, immobiliaristi, softweristi, etc.) e ha attivato una serie di importanti sinergie sul mercato (positiva l’entrata in gioco delle banche con prodotti per utenti finali e imprese, da chiarire e più delicata la collaborazione fra general contractor e imprese o professionisti).
Un altro potenziale effetto positivo è la qualificazione degli operatori, specie dei singoli (professionisti e installatori) e delle tante piccole imprese che lavorano nel settore delle ristrutturazioni. Dico potenziale perché quanto si sente nelle assemblee di condominio e negli incontri dei proprietari di immobili singoli sembra essere di tutt’altro segno. Avrei a tale proposito dei tanto simpatici quanto agghiaccianti aneddoti da raccontare, anche solo per esperienza personale. È un tema su cui si potrebbe lavorare assicurando da parte delle Istituzioni più informazione e la serietà e tempestività dei controlli. Purtroppo, come sempre, nessuno si è preoccupato di destinare risorse a queste misure di accompagnamento, chiedendo anzi alle agenzie coinvolte uno sforzo enorme per cercare di tradurre in pratica i dettami legislativi.
Più difficile risolvere invece il problema dei prezzi di mercato che, come prevedibile andando a creare una domanda abbondantemente superiore di un ordine di grandezza alla situazione precedente, sono ovviamente saliti. Col rischio che, quando finalmente si potrebbero prendere in considerazione soluzioni più interessanti e innovative, vi si debba rinunciare in quanto non più compatibili con i tetti di spesa, nonostante i prezziari regionali siano usualmente generosi.
Così come impossibile sarà assicurare in generale la qualità degli interventi, vista l’entrata in gioco nel mercato di attori di varia provenienza e la corsa ad accaparrarsi attività sopra le capacità usuali di chi opera già nel settore. Anche qui una soluzione ci sarebbe, richiamata da più contributi, ed è quella dei contratti EPC (energy performance contract). Peccato che il loro impiego nel settore residenziale sia stato ad oggi molto limitato e difficilmente potrà crescere nel breve periodo, tanto più che la domanda è più impegnata e cercare di ristrutturare i propri immobili “a gratis” che a cercare di capire quali potrebbero essere le soluzioni più indicate per il loro immobile.
In alcune aree, specie in quelle caratterizzate da clima mite, il rischio è che il salto delle due classi produca delle aberrazioni energetiche, ambientali ed economiche; in altre che si propongano interventi inefficaci nel tentativo di approfittare dell’intervento (più o meno) gratuito. Figuriamoci quale possa essere in questi contesti la possibilità di proporre contratti con garanzia di prestazioni, che richiederebbero, oltre a interventi sensati e realizzati a regola d’arte, di partire da uno studio di dettaglio volto a determinare i consumi di base degli edifici per costruirci sopra il protocollo di misura e verifica dei risparmi (e.g. IPMVP).
Emerge infine il tema della digitalizzazione e della dimensione di impresa. Stanno rispondendo meglio, e hanno già cominciato a realizzare opere, quelle imprese specializzate nel settore che hanno investito nell’informatizzazione dei propri processi, nell’impiego esteso del BIM (building information modelling), nel dotarsi di un servizio clienti capace di seguirli anche dopo il termine dei lavori, anche offrendo servizi in ottica EPC o meno. Non a caso le aree nazionali dove le imprese sono più piccole e meno strutturate stanno soffrendo di più in questa fase.
È ovviamente ancora presto per dire se il superbonus sarà ricordato più per i danni fatti che per gli effetti positivi. Va però evidenziato che tali effetti positivi si sarebbero potuti ottenere anche con un potenziamento dell’ecobonus con cessione del credito e sconto in fattura, cosa che li avrebbe resi anche più solidi e stabili nel tempo. Il 110%, invece, ha creato un effetto bolla, che rischia di replicare il fuoco di paglia della tradizione popolare e di confermare esperienze del recente passato. Ovviamente tutti cercheremo di sfruttare nel modo migliore questa misura, come testimoniano i contributi ricevuti, ma la sostenibilità ambientale e la decarbonizzazione non si conseguiranno mai senza una sostenibilità economica e un adeguato indicatore di costo-efficacia delle politiche.
Lo speciale dedicato al superbonus al 110% con tutti i contributi ricevuti è disponibile sul sito di Gestione Energia.
Tutto da condividere ! con particolare riferimento alle preoccupazioni circa un uso poco efficiente delle risorse disponibili
Grazie Vittorio. Le risorse sono poche e gli obiettivi alti. Se le usiamo male non andiamo da nessuna parte e perdiamo un’occasione irripetibile. Eppure si continua a non tenerne adeguatamente conto…