Referendum trivelle

In vista del referendum di domenica voglio condividere una bella infografica predisposta da BioEcoGeo, che sintetizza in modo asettico i punti fondamentali del voto di domenica prossima. L’Accordo di Parigi, e soprattutto gli inquietanti studi che lo hanno animato, non possono che spronare un Paese come l’Italia – unico nel G20 ad avere una dipendenza energetica dall’estero superiore all’80% insieme al Giappone e alla Corea del Sud – a puntare con forza e senza indecisioni su efficienza energetica e fonti rinnovabili di energia. Il quesito oggetto di voto non è il migliore, ma andare a votare, e votare sì, è il modo migliore per rappresentare un’esigenza di cambiamento di rotta che dovrebbe apparire ovvia, e che invece trova in molte figure di spicco fra i nostri decisori (a partire dal premier) i suoi detrattori. 

Non ho mai apprezzato chi invita ad astenersi dal voto referendario, nemmeno quando ritenevo il no la scelta migliore. Potrà non essere incostituzionale, ma in sostanza è un invito a non esprimere la propria opinione, col risultato che qualunque sia il risultato si perde un’occasione di confronto. I politici che lo fanno, a cominciare dal Premier, potrebbero più correttamente prevedere l’abrogazione dell’istituto del referendum in una proposta di legge costituzionale, se ritengono l’espressione popolare così inutile e fastidiosa.

Il quesito, come per molti referendum abrogativi recenti, non è dei più felici. Del resto, essendo la maggior parte delle leggi degli ultimi anni scritte male, sarebbe forse utopistico aspettarsi di meglio.

In sostanza si va a votare non tanto per mantenere lo sfruttamento delle piattaforme di gas e petrolio entro le 12 miglia entro i limiti delle concessioni ora in vigore, evitando che vengano estesi fino all’esaurimento dei relativi giacimenti, ma per esprimere la propria visione sul futuro energetico del Paese. Un futuro che le cui basi si creano ora.

E ai politici e imprenditori che ancora ragionano dicendo che le fonti fossili ci accompagneranno ancora a lungo – considerazione ovvia , ma indice di un pensiero rivolto al passato in un periodo in cui l’innovazione è fondamentale – suggerisco di leggere quanto inviato dal CEO di Blackrock (il più grande fondo di investimento al mondo) ai CEO delle società clienti «Generating sustainable returns over time requires a sharper focus not only on governance, but also on environmental and social factors facing companies today. These issues offer both risks and opportunities, but for too long, companies have not considered them core to their business – even when the world’s political leaders are increasingly focused on them, as demonstrated by the Paris Climate Accord. Over the long-term, environmental, social and governance (ESG) issues – ranging from climate change to diversity to board effectiveness – have real and quantifiable financial impacts». Questo dovrebbe aiutare a decidere dove mettere le energie in termini di policy, capitali e informazione.

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