La presentazione del rapporto FIRE sugli energy manager riferiti alle nomine 2017. Si nota un’ulteriore crescita degli energy manager, nominati sia da soggetti obbligati che volontari, delle figure con certificazione EGE e delle organizzazioni con ISO 50001. Sono inoltre riportati i risultati delle indagini sulle agevolazioni per le imprese energivore e sugli incentivi, che la FIRE ha condotto nel 2018.
Sono 2.315 gli energy manager nominati nel 2017 (1.564 da soggetti obbligati e 751 da soggetti non obbligati), ciò significa che rispetto agli anni precedenti continua il trend di crescita, che si aggira intorno al 6% in 4 anni per i soggetti obbligati e all’11% in 15 anni includendo anche le nomine di soggetti non obbligati. Questi alcuni dei dati emersi dal Rapporto che FIRE redige annualmente sulla figura professionale e che quest’anno contiene due indagini, una sugli incentivi e l’altra sulle agevolazioni per le imprese energivore.
La crescita del numero degli energy manager nominati indica una maggiore attenzione da parte delle imprese alle tematiche energetiche e alla sostenibilità, un elemento positivo considerando le sfide che ci attendono per il contrasto ai cambiamenti climatici. Ottimo il dato del terziario, che continua a crescere, e buoni gli altri settori, che vedono una ripresa, compresa la P.A. non sempre all’altezza del ruolo esemplare che dovrebbe ricoprire.
Le altre buone notizie vengono dall’incremento di energy manager certificati come esperti in gestione dell’energia (EGE), un aspetto importante soprattutto laddove l’energy manager sia nominato come consulente esterno, e dall’incremento delle organizzazioni certificate ISO 50001. La norma sui sistemi di gestione è un passo avanti sia per i soggetti che si certificano, che ottengono negli anni un aumento dell’efficienza energetica molto più marcato e avviano una trasformazione delle competenze fondamentale per l’economia green, e per il Paese, che beneficia delle ricadute multiple dell’uso razionale dell’energia (minori costi ambientali e sanitari, minore inquinamento, minore dipendenza dall’estero per petrolio e gas, etc.).
Migliora nel tempo anche l’inquadramento di questa figura, con un incremento di energy manager di livello dirigenziale, o almeno quadri. L’inquadramento è fondamentale, in quanto consente di incidere in modo più efficace sulle scelte aziendali. Non a caso la condizione ideale si trova laddove l’impresa o l’ente si dotino di certificazione ISO 50001. Come emerso nel corso della presentazione del rapporto, rimane il problema dei soggetti di media e piccola dimensione, in genere caratterizzati da consumi limitati e non soggetti all’obbligo di nomina dell’energy manager. In questi casi è fondamentale spingere su industrializzazione e standardizzazione di prodotti e soluzioni, oltreché di messa a punto di servizi a rete, per poter incidere dove mancano competenze e tempo per gestire aspetti diversi dal core business, ma sempre più importanti nel garantire la competitività.
Il rapporto completo e gli atti del workshop di presentazione del rapporto sono disponibili sul sito FIRE: www.fire-italia.org. Di seguito la presentazione da me illustrata al Ministero dello sviluppo economico il 13 luglio 2018.