Primo, riqualificare il patrimonio pubblico

Le carceri fanno parte di quel patrimonio di edilizia pubblica da cui partire per diminuire i consumi energetici. Ne abbiamo parlato con Dario Di Santo, direttore della Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia (FIRE).

Tratto da: La nuova ecologia.

Le nuove direttive dell’Ue sull’efficienza energetica affidano un ruolo di esempio agli edifici degli enti pubblici. Qual è la situazione del parco immobiliare pubblico in Italia?

Esiste una forte carenza di dati sul numero e sullo stato di conservazione degli edifici pubblici. I dati forniti dal Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio (Cresme), indicano 13.581 uffici e 51.904 scuole per un totale di 96 milioni di metri quadrati. L’anno di costruzione, analizzato per le scuole, vede una percentuale di edifici precedenti gli anni ‘80 pari al 70%. Questo dato preoccupa perché il costruito precedente alla legge 373 del 1976 segue criteri per nulla attenti agli aspetti energetici.

Quindi affermare che, nel contesto italiano, il nodo cruciale è l’inadeguatezza dell’approccio organizzativo è corretto?

Fino a qualche anno fa l’ostacolo era solo organizzativo, ad oggi è anche finanziario. Raggiungere il 3% di efficientamento annuo del patrimonio immobiliare pubblico come prevede la direttiva europea 27/2012 è facile da scrivere, altra cosa è dare all’ente pubblico la possibilità di sostenerne la spesa. Fermo restando che l’incertezza dei dati impedisce di attuare politiche adeguate.

A che punto siamo? 

Il punto è che in Italia si va per singole eccellenze. In generale, sul nuovo i traguardi sono raggiungibili da subito, il problema è il retrofit degli edifici esistenti. Con tempi di ritorno degli investimenti troppo lunghi e in mancanza di dati sugli anni precedenti, nessun operatore si accolla il rischio.

Quali politiche sono necessarie, visto anche il freno agli investimenti costituito dal patto di stabilità?

Una serie di strumenti per stimolare il mercato in modo che le Esco, con il finanziamento tramite terzi, si accollino l’onere in capo agli enti locali e permettano di superare il Patto di stabilità e la crisi. Parlo dell’Ecoprestito, a tasso zero, rimborsabile in 10 anni e sostenuto dagli istituti bancari cui spetterebbe portare in detrazione la perdita derivante dal tasso zero erogato. O dei Fondi di garanzia per rassicurare gli istituti bancari in questa operazione. E poi campagne per misurare i consumi che prevedano il finanziamento al 100% delle spese di diagnosi, come avviene con il conto termico.

Quanto ne guadagnerebbe la bolletta energetica del paese dalla riqualificazione del parco immobiliare pubblico? E il risparmio di Tep e CO2?

Solo sui 96 milioni di mq censiti, il risparmio annuo sarebbe intorno agli 150 milioni di euro. Sempre sul censito, possiamo calcolare all’incirca 200mila Tep e 450mila tonnellate di CO2 risparmiate.

(Simona Tarzia)