Policy ed energy manager: l’intervista per Gestione Energia

Considerazioni sui principali temi oggetto di interesse nel 2016 in tema di efficienza energetica, sulle opportunità per le imprese legate alla valutazione dei benefici multipli del risparmio energetico e sugli energy manager. 

Ing. Di Santo può tracciarci un breve resoconto delle principali tappe del settore energetico di questo 2016 e cosa ci attende nel 2017?
I certificati bianchi sono stati anche nel 2016 uno dei temi più discussi in relazione alle politiche collegate all’efficienza energetica. L’attesa consultazione pubblica sullo schema di linee guida purtroppo non c’è stata, anche a causa di un ritardo connesso alla questione degli aiuti di stato. Peccato, perché sarebbe stata utile. Alla fine, nonostante il tempo a disposizione negli ultimi anni, le linee guida sono state approvate in zona Cesarini, come di consueto, e saranno pubblicate a inizio 2017. Molte sono le novità, alcune delle quali avranno un effetto importante (e.g. progetti standard, misura della baseline dei consumi per i progetti a consuntivo più precisa, cambiamenti per i soggetti ammessi alla presentazione dei progetti e regole più chiare sulle responsabilità). Ci vorrà tempo prima di vedere il nuovo schema a regime.

Sempre in tema di incentivi, nel 2016 si il conto termico ha beneficiato delle nuove linee guida, che hanno consentito di incrementare il numero di progetti presentati e di coinvolgere maggiormente la pubblica amministrazione. Ci sono buone possibilità che questa tendenza continui e stimoli una crescita degli investimenti pubblici nel miglioramento dell’efficienza energetica.

Due temi molto sentiti sono le agevolazioni per le imprese energivore e la revisione delle tariffe elettriche, sia per gli effetti economici diretti, sia per le conseguenze sulla generazione distribuita e sull’efficienza energetica. Il 2017 sarà un anno importante da questo punto di vista.

Fra i temi non affrontati rimane purtroppo il fondo di garanzia che affonda le sue radici nel decreto legislativo 28/2011 ed è stato poi ampliato e rivisto dal D.Lgs. 102/2014. Confidiamo che il 2017 porti qualche buona notizia in merito.

Anche il tema della riqualificazione degli edifici ha tenuto banco, in ragione degli obblighi per la P.A. e sulla contabilizzazione del calore, nonché dell’avvicinamento alla rivoluzione degli edifici NZEB. A questo argomento si lega l’energy performance contracting (EPC), uno degli strumenti più interessanti per realizzare interventi di efficienza energetica nel settore pubblico e privato, ancora lontano dalla maturità.

Per finire conviene citare il “Pacchetto invernale”, ossia le nuove proposte di direttive comunitarie promosse a fine 2016 dalla Commissione europea. Diverse le novità attese in merito all’efficienza energetica e alle prestazioni energetiche degli edifici. Il nuovo obiettivo del 30% di miglioramento dell’efficienza energetica al 2030 si presenta ambizioso, se commisurato alle richieste in merito all’addizionalità e agli altri requisiti previsti per l’ammissibilità dei risparmi energetici. È dunque importante lavorare per favorire ulteriormente lo sviluppo del mercato.

Cosa è importante oggi per investire in efficienza energetica? O meglio: quali sono le carte vincenti per un’impresa che vuole ottimizzare le sue risorse?
L’uso dell’energia e delle altre risorse (acqua, rifiuti, sostanze chimiche, etc.) si collega con le emissioni, le quantità di materiali e la produzione all’interno dei processi.

Per ottimizzare il profitto orario delle proprie attività occorre studiare le relazioni fra questi elementi e trovare il mix ottimale. È un periodo storico in cui leader di mercato già adottano questo approccio integrato, che prende in considerazione tutta la filiera. E del resto le performance negli ultimi venti anni delle imprese che hanno investito nella sostenibilità, nelle persone e nella governance si sono dimostrate superiori a quelle delle imprese conservatrici. Questo è uno dei dati che si possono definire positivi.

Come evidenziato durante Enermanagement 2016, l’efficienza energetica diventa una reale leva di business se ben compresa e sfruttata, così come investire in modo intelligente sulla sostenibilità è un modo per affrancarsi dai rendimenti nulli o negativi delle attività tradizionali. Ridurre l’efficienza al solo risparmio energetico significa perdere tutta una serie di effetti positivi diversi dalla riduzione dei consumi (e.g. qualità del prodotto/servizio, costi di manutenzione, riduzione delle emissioni, aumento della produttività, etc.).

Per gli energy manager e gli operatori del mercato (ESCO, utility, etc.) comprendere questi elementi ed imparare ad applicarli si tradurrà nel tempo in una maggiore percentuale di successo delle proprie proposte.

Ha citato l’energy manager: nel 2016 quali sono gli aspetti di rilievo che hanno caratterizzato l’evoluzione di tale figura professionale?
Se l’efficienza ha un ruolo fondamentale nelle realtà aziendali e non solo, la figura responsabile di promuoverla all’interno di imprese ed enti, ossia l’energy manager, non può che giocare un ruolo altrettanto importante. Ricordiamo che l’energy manager in Italia è obbligatorio per tutti i soggetti con rilevanti consumi di energia. La FIRE, ne gestisce le nomine annuali dal 1992 su incarico del MiSE.

Come suggerito anche dalla Circolare MiSE 18 dicembre 2014, si configura nelle grandi imprese come un dirigente in grado di incidere nelle scelte aziendali, che può essere un EGE o avvalersi della collaborazione di EGE, mentre nelle realtà più piccole è in genere un quadro/funzionario o, laddove i consumi energetici siano meno rilevanti, un consulente esterno.

Il Rapporto 2016 sugli energy manager in Italia prodotto da FIRE nell’ambito delle sue attività istituzionali e relativo all’anno di nomina 2015, evidenzia che nel 2015 su 1.963 energy manager nominati 171 hanno conseguito la certificazione come esperto in gestione dell’energia (EGE), nel 2016 il numero è passato a 453, soprattutto per effetto dell’obbligo delle diagnosi energetiche per le grandi imprese previsto dal D.Lgs. 102/2014.

Sempre secondo i dati emersi dall’analisi della piattaforma NEMO, introdotta nel 2016 da FIRE per comunicare la nomina dell’energy manager, è aumentato anche il numero di energy manager nominati da soggetti con sistema di gestione dell’energia (SGE) dotati di certificazione ISO 50001: da 115 nel 2015 a 178 nel 2016.

Per supportare in modo efficace gli energy manager e le imprese, nel 2016 è stato avviato l’Osservatorio degli energy manager, d’intesa con il MiSE. I temi trattati spaziano dalle buone pratiche per la gestione dell’energia alle tendenze di mercato, dalla normativa al benchmarking. In particolare sarà affrontato il tema dell’integrazione dell’energy management con il core business aziendale, cercando di trasferire ciò che i leader di mercato hanno fatto negli ultimi anni ottenendo un miglioramento della competitività.

Infine sarà avviata un’azione dedicata alla P.A. in collaborazione con ENEA ed altri soggetti, volta a offrire strumenti per facilitare lo sviluppo di politiche, approcci e buone pratiche sull’energy management nel settore pubblico.