Nonostante uno schema complesso, la normativa apre nuove opportunità di sviluppo per i fornitori di servizi energetici e di tecnologie, oltreché per gli utenti finali.
Pubblicato su GreenBusiness 4-2013 (pag. 78).
Il D.M. 28 dicembre 2012, ha dato vita di recente al cosiddetto “conto termico”. Il provvedimento incentiva due tipologie di interventi realizzati a partire dal 3 gennaio 2013: le fonti rinnovabili termiche (solare termico, caldaie a biomasse, pompe di calore) e alcuni interventi di efficientamento energetico per gli edifici (infissi, isolamento termico dell’involucro, caldaie a condensazione, sistemi di ombreggiamento).
I beneficiari potenziali della prima tipologia sono persone fisiche, condomini, titolari di reddito di impresa e agrario e amministrazioni pubbliche. Al secondo gruppo sono ammesse solo le amministrazioni pubbliche, anche con progetti realizzati da ESCO in finanziamento tramite terzi. Le risorse disponibili ammontano a 900 milioni di euro complessivi di spesa annua, di cui 200 milioni riservati alla P.A e l’incentivo viene erogato in rate costanti su due o cinque anni – a seconda della tecnologia –, o in un’unica soluzione sotto i 600 euro.
L’incentivo, che copre circa il 30-40% delle spese sostenute, prevede tre diversi livelli di accesso: diretto, con prenotazione e con iscrizione al registro. La prima modalità si applica alla maggior parte degli interventi e prevede la richiesta a valle della realizzazione dell’intervento. La seconda riguarda la P.A. e consente di prenotare l’incentivo per interventi che verranno realizzati nel corso dell’anno successivo (riducendo il rischio di rimanere esclusi dall’incentivo nel caso in cui venissero raggiunti i contingenti di spesa). La terza opzione riguarda gli impianti di climatizzazione invernale e riscaldamento di taglia compresa fra i 500 e i 1.000 kW, per i quali è previsto un impegno di spesa cumulato annuo di 7 milioni di euro. In tal caso l’accesso all’incentivo avviene attraverso una graduatoria collegata a un apposito registro annuale, che privilegia gli interventi meno costosi. Il registro rimane aperto per due mesi nel corso dell’anno, per cui occorre preparare per tempo la domanda di iscrizione.
Per chi volesse approfondire le modalità di partecipazione allo schema, i tetti di spesa previsti e l’entità dell’incentivo il GSE ha pubblicato una prima versione delle Regole applicative allo scopo di raccogliere pareri (la consultazione si è chiusa il 25 marzo). Si tratta di un manuale di circa 130 pagine, che illustra nel dettaglio sia gli aspetti generali, sia quelli particolari riferiti alle singole tecnologie incentivate dal conto termico. Prossimamente verrà pubblicata la versione finale e sarà attivata la piattaforma per la presentazione delle domande.
Lo schema si presenta complesso (troppo?) e probabilmente richiederà un tempo di apprendimento soprattutto per gli interventi riferiti al settore privato. Ha però diversi meriti. Anzitutto apre la strada alla P.A., e la possibilità di ricorrere alle ESCO e al finanziamento tramite terzi consente di superare la possibile carenza di risorse. Proprio alle ESCO fornisce un’importante sponda e apre un mercato interessante (riducendo in parte l’esposizione sui ritardi nei pagamenti). Consente inoltre di finanziare le diagnosi e la certificazione al 100% (P.A.) o al 50% (privati) a prescindere dall’entità dell’intervento realizzato e supera i limiti delle detrazioni fiscali (presenza di imponibile Irpef adeguato e continuità legata alle annuali manovre fiscali), offrendo maggior certezza. Si tratta dunque di un’opzione interessante per i fornitori di servizi energetici e di tecnologie per l’efficienza energetica e per gli utenti finali (P.A., privati e aziende agricole), in aggiunta alle detrazioni e ai certificati bianchi.