L’introduzione scritta per il Focus della rivista trimestrale Gestione Energia sui modelli di business per l’efficienza energetica.
La rivista è scaricabile al seguente link (inizialmente solo per soci FIRE): www.fire-italia.it/rivista_gestione_energia.asp.
La sensibilità che si sta diffondendo negli ultimi anni sull’uso razionale dell’energia ha facilitato la possibilità di individuare investimenti interessanti. Rimane però il problema di come finanziarli.
L’analisi commissionata due anni or sono da ENEL a FIRE sulle barriere non economiche ha evidenziato una serie di aspetti che tendono a frenare gli investimenti in materia di efficientamento energetico, nonostante i buoni indicatori di scelta (VAN, TIR, tempo di ritorno).
Nello studio è stato evidenziato come le barriere fondamentali fossero riconducibili all’informazione e alla formazione insufficienti, costruendoci sopra delle osservazioni sulla SEN che hanno trovato terreno fertile al Ministero dello sviluppo economico, traducendosi in misure in tal senso sia per il conto termico, sia per la revisione dei certificati bianchi.
La speranza è che tali misure siano efficaci, perché le stesse barriere sono alla base delle problematiche legate al finanziamento dei progetti, seppure con modalità diverse.
Gli interventi di efficientamento energetico non sono facili da finanziare (con risorse proprie – ossia in equity – o risorse di terzi) per i seguenti motivi:
- sono poco conosciuti;
- i benefici non sempre sono chiari;
- gli indicatori economici talvolta non rispettano i criteri di scelta aziendale;
- i risparmi sono a rischio utenza;
- l’utente finale non dispone di risorse.
Il primo problema è informativo e dunque si supera diffondendo conoscenza sul tema.
Il secondo ha anch’esso radici informative, in quanto per valutare le prestazioni serve la differenza dei consumi ante e post intervento, e dunque quella contabilità energetica che troppo spesso non è disponibile in aziende, enti e condomini. Diagnosi energetiche e sistemi di gestione dell’energia (certificazione ISO 50001) sono la principale e più efficace risposta a questo tema.
Il terzo problema varia di caso in caso. Tradizionalmente, se nel settore civile TIR e VAN sono in genere determinanti, nell’industria dipende dal tipo di intervento. Per quelli di natura orizzontale (motori, compressori e pompe, illuminazione, etc.) la variabile fondamentale è il tempo di ritorno. Il consiglio è di valutarlo tenendo conto di tutti i costi (compresi magazzino ricambi, interventi accessori e eventuali interruzioni della produzione) e di tutti i ricavi (compreso emissioni, manutenzione e gestione, etc.). Per quelli legati al processo (recuperi termici, modifiche del layout di impianto, utilizzo di scarti di lavorazione e fonti rinnovabili) contano di nuovo più TIR e VAN. La crisi di questi anni ha però complicato le cose, per cui nelle organizzazioni in difficoltà il fattore temporale evidenziato dal tempo di ritorno non può che essere determinante.
Il quarto punto è uno di quelli più ostici, e si traduce in un’attenta valutazione dei rischi.
Venendo al quinto punto, trovato il progetto buono il problema è finanziarlo. La ragione della difficoltà, laddove sia necessario ricorrere a terzi, è duplice: progetti raramente ben presentati in termini di valutazione delle performance attese e di analisi e gestione dei rischi (problema informativo/formativo), progetti di taglia piccola per accedere a corporate financing e project financing (e dunque al momento non gestiti in un’ottica di finanza di progetto).
Dal punto di vista dei modelli di business, si possono distinguere in funzione della tipologia del cliente considerato (P.A., terziario privato, residenziale, industriale, etc.), del soggetto attivo (produttore di tecnologie, fornitore di energia, ESCO, multiutility, grande distribuzione, installatore, etc.), della tecnologia (misura e automazione, processi industriali, componenti di impianto, involucro edilizio, cogenerazione e rinnovabili, etc.) e delle modalità di finanziamento (equity, prestito bancario, leasing, tramite fondi, project financing, misto). I modelli di business innovativi sono in genere fondati sui seguenti elementi: collaborazione di più soggetti – privati e/o pubblici – per offrire soluzioni integrate con un approccio olistico all’efficienza energetica, filiere integrate, finanza di progetto applicata a interventi di dimensioni limitate, aggregazione di utenti per raggiungere dimensioni progettuali capaci di coinvolgere più soggetti, cooperative, modelli di distribuzione alternativi, etc.
Per fare sviluppare l’efficienza energetica occorre considerare i seguenti aspetti.
Le diagnosi energetiche e, meglio ancora, i sistemi di gestione dell’energia, sono fondamentali per avere dati di baseline affidabili su cui costruire business plan credibili. Il conto termico e i programmi della BEI consentono di recuperarne buona parte dei costi.
L’efficienza energetica si fa nel territorio a favore del territorio e del sistema. Mancano però strutture in grado di operare in modo distribuito su piccoli progetti (o di aggregarli a favore di operatori più grandi).
Le ESCO rappresentano un’opportunità, soprattutto per il settore civile e per alcuni interventi specifici in quello industriale, ma la garanzia dei risultati e le problematiche finanziarie non vengono superate dalle caratteristiche degli operatori sul mercato, se non in rari casi. Affinché possa avvenire uno sviluppo dei servizi energetici è necessaria una maturazione di tutto il mercato (lato domanda e offerta).
Nell’industria è fondamentale promuovere interventi di efficientamento dei processi, collegati ad aspetti di produzione, gestionali, di qualità e ambientali. In questo modo può venire meno il vincolo sul pay-back time e si può rilanciare la competitività (molto più che con gli sconti in bolletta per gli energivori o con provvedimenti simili).
Molte opportunità non vengono colte per carenza di informazione o di operatori qualificati. È fondamentale che il legislatore supporti azioni su questi temi nell’interesse del mercato e degli utenti.
Nessun modello di business si sviluppa bene in un sistema in cui si mette mano continuamente alle regole: occorre una maturazione del sistema legislativo e del modello di governance del Paese, giustamente – ma inutilmente – evidenziata nella Strategia energetica nazionale.
Soluzioni per superare queste problematiche comunque esistono, ed è il mercato a cercarle e stimolarle. La FIRE ha organizzato un primo workshop su questo tema il 13 giugno a Milano, i cui atti sono disponibili nel portale web www.fire-italia.org. Il focus di questo numero riprende alcuni degli argomenti sviluppati in quell’occasione. Il 20 novembre, inoltre, la conferenza annuale FIRE sulla gestione dell’energia (www.enermanagement.it) approfondirà la tematica, collegandosi ad altri elementi di attualità e interesse per l’energy management.