Luci e ombre nel documento dell’Autorità per l’energia sui SEU

La segnalazione sugli oneri di sistema inserita nel documento di consultazione dell’Autorità per l’energia sui SEU lascia un po’ perplessi nella forma e ha fatto perdere di vista i contenuti del DCO, ma il problema di fondo è come rispondere alla trasformazione del sistema elettrico a beneficio del sistema Paese e della collettività.

Pubblicato su Staffetta Quotidiana.

Il Governo nel 2008, recependo la direttiva 2006/32/CE, introdusse una novità importante per la generazione diffusa: i sistemi efficienti di utenza (SEU). Si tratta in sintesi di una struttura regolatoria che consente di considerare sotto un unico punto di connessione con la rete un utente finale e un sistema di generazione di elettricità, anche nella titolarità di soggetti differenti. Un sistema in grado in pratica di promuovere il modello delle ESCO che offrono un servizio energetico chiavi in mano con finanziamento tramite terzi, ossia senza impegno di risorse da parte dell’utente finale. L’intento alla base di questo strumento è chiaramente la promozione della generazione diffusa efficiente, in linea con le direttive comunitarie e gli sviluppi del mercato mondiale negli ultimi decenni.

I SEU, che avrebbero dovuto essere regolati attraverso un’apposita delibera dell’Autorità per l’energia (AEEG), hanno incontrato una serie di barriere alla loro applicazione, tanto che ad oggi il quadro regolatorio non risulta ancora definito. In parte la ragione è da ascriversi a leggi e decreti successivi che hanno introdotto fattispecie aggiuntive e parzialmente sovrapposte ai SEU, sottoposte in alcuni casi a vicissitudini amministrative e alla scure del TAR. Ciò ha reso più complicata la definizione delle regole, anche perché nel frattempo erano stati concessi ai SEU l’esenzione dagli oneri di sistema e tariffari sulla parte di energia prodotta e consumata in loco. Decisione questa che l’AEEG non ha valutato opportuna, in quanto tende a concentrare su un numero minore di utenti il pagamento di tali oneri, aumentandone il peso in bolletta.

Al di là di questo è in realtà già possibile avvalersi dei SEU, ma l’assenza di un quadro regolatorio e fiscale definito fa sì che l’applicazione effettiva vari in funzione dei funzionari che ci si trova davanti (agenzia entrate, distributori, etc.).

Il documento di consultazione 183/2013/R/EEL dell’AEEG offre gli orientamenti finali sugli aspetti relativi alla definizione di SEU (senza entrare dunque nel merito della connessione e delle componenti di trasporto e dispacciamento, che vengono invece affrontate nel DCO 209/2013/R/EEL fresco di pubblicazione). Il documento riprende gli orientamenti precedenti, integrandoli con i pareri ricevuti, e definendo meglio alcuni aspetti come la disponibilità dell’area su cui adottare i SEU o la tipologia di utenti e produttori ammessi, oltreché di impianti di consumo.

Sembra che ormai ci siano tutti gli elementi per una delibera finale, anche se l’insistenza nella premessa del DCO sull’inopportunità dell’applicazione delle agevolazioni previste nella forma di esenzione per i SEU dall’applicazione degli oneri e delle componenti tariffarie ha portato alcuni soggetti a pensare che ci sia la volontà di ostacolare l’applicazione dei SEU, danneggiando i potenziali utilizzatori. In sintesi le interpretazioni dell’AEEG nell’attuazione della norma riguardano i seguenti aspetti:

•           l’impianto si intende anche costituito da più unità produttive, purché complessivamente di potenza inferiore ai 20 MW;

•           la titolarità dell’impianto comprende la titolarità dell’officina elettrica e delle autorizzazioni;

•           la disponibilità dell’area in cui viene realizzato l’impianto si ritiene acclarata anche in presenza di diritti di superficie, usufrutto, concessione, locazione, comodato d’uso, etc., escluso il diritto di servitù sugli elettrodotti.

Il testo del DCO è dunque più favorevole ai SEU della premessa, e quindi da questo punto di vista vale la pena concentrarsi sulla consultazione rispondendo agli spunti dell’AEEG. Le discussioni emerse in questa consultazione suggeriscono comunque alcune considerazioni, anche in collegamento con altre iniziative, come i dibattiti sugli sbilanciamenti per l’eolico (e non solo) e i batti e ribatti legati al volumetto sui costi del fotovoltaico promosso da Assoelettrica.

Il sistema elettrico nell’ultimo decennio ha subito un radicale cambiamento, non solo in termini di mix di combustibili (con il gas che ha soppiantato l’olio combustibile e le rinnovabili che hanno negli ultimi tre anni assunto un ruolo consistente), ma anche di rapporto fra la potenza installata e la domanda di punta e media (per cui si è passati da una carenza a un eccesso di offerta). Il tutto accompagnato da una serie di revisioni delle regole di trasporto e dispacciamento e dall’evoluzione degli oneri di sistema, nati in sordina e via via cresciuti.

Al di là dei tanti errori fatti nell’ultimo decennio, non solo legati agli incentivi alle fonti rinnovabili (il termoelettrico rimarrebbe in difficoltà anche togliendole, ad esempio), questo tipo di cambiamenti non va affrontato con lotte fra i rappresentanti delle varie fonti, approccio che non porta lontano e rischia di fare male a tutti, ma con calma e ripensando in modo concertato le regole. È chiaro che più le fonti rinnovabili crescono, più alcune agevolazioni in termini di dispacciamento, valorizzazione delle cessioni alla rete e trattamento degli oneri vanno riviste. Ma dovrebbe risultare altrettanto ovvio che in un libero mercato non si può pensare di intervenire per salvaguardare investimenti privati rivelatisi errati (un negoziante che rischia di fallire a causa della concorrenza non prende un capacity payment).

Si può pensare di equilibrare alcune regole (con la giusta gradualità e ricordandosi che non tutti i titolari degli impianti beneficiano di rendite fenomenali), di promuovere gli accumuli distribuiti laddove di interesse e di intervenire sulla domanda di energia elettrica (utile, ma con effetti trascurabili nel breve periodo). Auto elettriche, pompe di calore e cucine a induzione possono dunque aiutare il comparto (a spese di quello del gas, evidentemente, che potrebbe puntare sulla cogenerazione), migliorando contestualmente l’efficienza energetica. Ma è probabile che saranno incentivate, e che si sommeranno alle smart grid e alle agevolazioni riconosciute agli energy intensive, in aggiunta alle voci esistenti, nell’accrescere ulteriormente gli oneri di sistema. Sommando questo a una possibile riduzione di chi li paga si deduce che la preoccupazione manifestata dall’AEEG non è campata per aria (vale comunque la pena ricordare che nell’ultimo decennio la componente di costo legata ai combustibili è passata da circa 40 a più di 100 €/MWh, a fronte di oneri di sistema che a inizio 2012 valevano circa 24 €/MWh).

L’esenzione degli oneri e di alcune componenti tariffarie per l’energia consumata in loco per i SEU può essere ragionevole (se autoconsumo non uso la rete e non causo perdite, per cui un’agevolazione può starci), ma occorre riconoscere in qualche modo il supporto esercitato dalla rete, pronta a intervenire ad ogni variazione della produzione distribuita. Questo di logica potrebbe portare a maggiorare nuovamente le componenti in potenza degli oneri di sistema e di alcune competenti legate al trasporto e al dispacciamento, come accadeva più o meno un decennio fa. Sarebbe però un errore utilizzare questi presupposti per opporsi a una crescita ulteriore delle fonti rinnovabili e della cogenerazione.

L’obiettivo di continuare a farle crescere rimane fondamentale per il Paese. L’importante è che tale crescita si regga sempre più sui costi marginali e non sugli incentivi. Comunque si decida di agire il costo dell’energia aumenterà, ma questa dovrebbe essere l’occasione per spingere ancora di più l’efficienza energetica.

I trend sono chiari, invece di contrastarli conviene cercare di anticiparli e di approfittarne (il negoziante di cui sopra, se non finisce in mano agli strozzini, troverà un altro sbocco commerciale), anche per bilanciare eventuali perdite sul business tradizionale (a cui nel tempo apparterranno anche le rinnovabili di media e grande taglia), che potrà comunque trovare nuovi canali in altri Paesi.

Alla fine si spera che i SEU vedano finalmente la luce e che i portatori di interesse si mettano intorno a un tavolo e discutano per trovare una soluzione ragionevole e utile per il sistema Paese al fine di traghettarci verso il sistema elettrico 2.0.