Formazione e informazione, ma anche una gestione dell’energia certificata e adeguati incentivi sono le linee guida per dare un nuovo slancio alle politiche di efficienza.
Pubblicato su: GreenBusiness 1-2/2013
Tutti riconoscono che l’efficienza energetica è utile e produce numerosi benefici per il Paese, specie in Italia, dove la dipendenza dall’estero all’85% ne fa un must. Eppure le barriere esistenti hanno finora rallentato la diffusione di questa risorsa preziosa. Volendo fare alcune proposte per promuovere il mercato si possono considerare i seguenti punti.
Occorre lavorare molto sui temi della comunicazione e dell’informazione, su cui si incentrano buona parte delle barriere che frenano lo sviluppo completo dell’efficienza energetica. Gli ultimi provvedimenti di incentivazione in questo ambito – il conto termico e la revisione dei certificati bianchi – pongono la giusta attenzione a questi punti e questo fa ben sperare. Se la comunicazione risponde all’esigenza di diffondere sensibilità, l’informazione ha il compito di rendere comprensibili le principali tecnologie e di insegnare alle famiglie e agli imprenditori a tenere conto dei costi energetici in un’ottica economica sul ciclo di vita.
Serve poi una formazione di qualità che consenta ai tecnici, agli installatori e ai progettisti di operare a regola d’arte, evitando installazioni errate non funzionanti. Inoltre diventa interessante sfruttare la nuova legge sulle professioni non organizzate, che apre la strada a professionisti specializzati e certificati da organismi accreditati. Ad esempio è attivo in Italia il Secem, organismo accreditato per la certificazione degli Esperti in gestione dell’energia secondo la norma nazionale UNI CEI 11339.
Nelle aziende e negli enti la figura dell’energy manager viene a coniugarsi con lo strumento del sistema di gestione dell’energia aziendale, secondo la norma internazionale ISO 50001, che garantisce, secondo le esperienze internazionali, il raggiungimento di risparmi consistenti (40% in 15 anni in Irlanda). In Italia abbiamo 54 aziende certificate, contro le 461 della capolista Germania: un gap che è saggio ridurre, con adeguati strumenti di supporto, perché la ripresa industriale passa anche da qui.
Gli incentivi saranno fondamentali nel breve periodo. Al momento esistono tre dispositivi: le detrazioni fiscali al 55% e al 50%, il nuovo conto termico e i certificati bianchi. A questi strumenti se ne aggiungono altri nazionali, come il Fondo Kyoto, e regionali o locali, come i fondi POIN. Grazie alla presenza di questo supporto una buona parte degli interventi risulta particolarmente conveniente e dunque realizzabile in presenza di adeguata disponibilità di risorse.
Per consentire anche ai soggetti con poche risorse disponibili di affrontare investimenti sul fronte energetico un ruolo centrale ce l’hanno le banche e le ESCO società che possono offrire servizi energetici integrati con garanzia dei risultati e finanziamento tramite terzi (ossia con prestiti chirografari forniti dalla ESCO o da una banca e basati sui flussi di cassa generati dai risparmi). Un’arma interessane soprattutto per il settore pubblico che si sta cercando di fare crescere.
La strategia energetica nazionale deve dunque delineare il percorso che ci porterà verso l’affrancamento dalle fonti fossili, sia razionalizzando i consumi, sia aumentando la penetrazione delle fonti rinnovabili. Nelle consultazioni sulla strategia energetica nazionale condotte prima dalla X Commissione del Senato e poi dal Ministero dello sviluppo economico di idee ne sono state raccolte tante. Si tratta di metterle in pratica, a partire dall’adozione di azioni mirate a costituire basi di dati affidabili e solide, senza le quali è difficile implementare politiche energetiche di successo.