Intervista sull’efficienza energetica pubblicata sul secondo numero del 2014 della rivista RCI di Tecniche nuove. Considerazioni molti sintetiche collegate al settore degli impianti di media e piccola taglia. L’importanza della conoscenza dei consumi e di una reale strategia nazionale energetica fra i punti esposti.
Pubblicata su: RCI progettare rinnovabili riscaldamento climatizzazione idropica.
Leggi il pdf: RCI 2/2014 opinione Dario Di Santo.
Efficienza energetica: creare le condizioni
Nonostante sia sicuramente più conveniente del ricorso alle energie rinnovabili e della riduzione delle emissioni climalteranti, nel contesto della politica energetico-ambientale europea (20-20-20) l’efficienza energetica è l’obiettivo più lontano dall’essere raggiunto.
Le ragioni sono intuibili: le rinnovabili, soprattutto l’energia solare, si presentano praticamente da sole e sono facilmente incentivabili; il contenimento delle emissioni richiede poche azioni mirate ed è supportato da un mercato di compravendita dei relativi diritti o quote. Questi due obiettivi, infatti, sono stati posti come obbligatori dall’Unione Europea, mentre l’efficienza energetica è un traguardo facoltativo.
Fare efficienza è certamente più complesso: richiede non solo operatori qualificati e utenti finali interessati a una buona gestione degli impianti, ma soprattutto necessita di un’adeguata sensibilizzazione nei confronti dei molti attori a vario titolo coinvolti. In pratica, l’efficienza energetica dev’essere supportata da iniziative di comunicazione e incentivazione, promosse dalle autorità pubbliche, volte a creare le indispensabili condizioni di mercato.
Le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica e, ancora di più, il conto termico e i certificati bianchi, sono infatti strumenti complicati da applicare. Di conseguenza, da una parte abbiamo degli utenti che vorrebbero fare qualcosa – il rendimento di un’operazione di “efficientamento” energetico è oggi normalmente più elevato rispetto a diverse opportunità di investimento, non solo nel settore energetico – e dall’altra operatori, tipicamente troppo piccoli e poco competenti, che da soli non sono in grado di aggregare la domanda.
Si può fare efficienza energetica a costi estremamente contenuti, operando solo sulla corretta regolazione e gestione degli impianti e compiendo azioni di informazione e sensibilizzazione degli utilizzatori. In questa situazione, l’attività di energy management è fondamentale: rispetto al totale dei consumi attuali a carico delle pubbliche amministrazioni italiane, stime attendibili indicano un potenziale di riduzione complessiva per il nostro paese nell’ordine del 1÷1,5% annuo – dato, quest’ultimo, in linea con gli obiettivi della nuova direttiva europea in fase di elaborazione.
Purtroppo, ad oggi, solo un ente pubblico su dieci ha nominato il proprio energy manager. Nel settore privato la situazione è un po’ migliore, ma siamo ancora lontani dal rispetto delle prescrizioni di legge in materia, vigenti da oltre vent’anni. Questo significa che ben poche delle nostre amministrazioni e delle nostre aziende conoscono i propri consumi energetici effettivi.
Al contrario, nel contesto di un contratto a prestazioni garantite – il solo strumento attraverso il quale una Esco può accedere ai finanziamenti terzi per l’esecuzione di importanti interventi di efficienza energetica – la conoscenza dei consumi è di fondamentale importanza per definire i flussi di cassa connessi al risparmio energetico, e definire perciò i parametri economici e tecnici dell’operazione.
In conclusione, l’efficienza energetica è un’opportunità per l’utente finale come per l’intera ampia filiera, ma è anche un tema complesso rispetto al quale, al momento, non sembrano esistere le condizioni minime per affrontarlo su grande scala. Sono sicuramente necessari una visione strategica e un approccio sistemico, oltre a una cultura e una sensibilità diffusa. Iniziare seriamente a misurare i propri consumi potrebbe essere un buon punto di partenza.