Intervista sul decreto del fare

Il decreto del fare (D.L. 69/2013), la cui legge di conversione è al momento ancora in fase di finalizzazione, introduce alcune novità che potrebbero anche portare qualche beneficio al settore energetico. Ma si tratta di gocce in un mare agitato. Sperando che nel tempo si sappia costruire un sistema energetico migliore di quello attuale, l’efficienza energetica è lo strumento per conseguire benefici nel breve periodo. 

Intervista di Francesco Russo pubblicata su Agi Energia il 1 agosto 2013.

Ritenete che le misure per la riduzione del prezzo dell’energia elettrica, un problema particolarmente sentito dalle imprese italiane, contenute nel decreto del Fare siano in grado di avere un effetto strutturale ?

Non si risolve con un decreto un problema complesso come la questione energetica in Italia. Certe inefficienze affondano le radici in scelte sbagliate compiute decenni fa, e va considerato inoltre che il nostro paese ha poca materia prima, quindi la paga giocoforza a un costo elevato. Altri paesi che si trovano in una situazione migliore hanno una base di materia prima e, cosa più importante, in passato hanno fatto scelte di lungo periodo dalle quali traggono oggi giovamento. Si pensi alla politica nucleare francese o a determinate scelte politiche avvenute in Germania. Certo è che se, ad esempio, l’Italia dovesse partire oggi da zero con un programma nucleare non ne trarrebbe alcun beneficio.

Ad ogni modo, esistono nel decreto delle misure che possano avere una qualche efficacia?

Le misure sul mercato del gas potrebbero portare dei benefici ma è difficile valutarle prima di assistere all’attuazione pratica. Sicuramente stimolare un mercato libero dovrebbe avere effetti positivi su domanda e offerta, ma rimane il fatto che l’unica cosa che ci si può attendere in Italia nei prossimi anni è un costo dell’energia elevato. Si pensi alla Robin Tax: se si va a sgravare la componente A2 della bolletta di 150 milioni e nel frattempo la componente A3, quella che serve a finanziare le rinnovabili, si attesta a 11 miliardi, non se ne accorge nessuno. Il vero problema sono gli anni di scelte sbagliate alle spalle. Il sistema del gas non è mai stato liberalizzato e il sistema elettrico è sovradimensionato, con la conseguenza di un calo dei prezzi dell’energia che viene annullato dall’aumento degli oneri di sistema e dall’elevato costo della materia prima. Non è una situazione dalla quale si possa uscire nell’immediato, il sistema deve trovare un nuovo equilibrio che passi attraverso nuove regole. Siamo passati in 10 anni da una scarsità a un eccesso di offerta con un crollo della domanda. Bisogna andare a premiare i servizi di rete, gli impianti tradizionali che facciano da riserva di potenza, in presenza di una quota di rinnovabili superiore al 30%.

In sostanza, per quanto riguarda il sistema elettrico, finché verranno rimandati gliinvestimenti per un adeguamento della rete in chiave “smart”, non si farà che girare intorno al problema…

Per l’appunto. Ciò che serve è un cambiamento strutturale del sistema, che richiede investimenti consistenti e diluiti nel tempo e che produrranno effetti tra 10 o 15 anni. Se qualcuno vuole ottenere un beneficio nel breve termine, l’unica strada è l’efficienza energetica, che crea occupazione, in quanto richiede una rete di installatori e manutentori, e produce effetti positivi anche sul piano sociale, sia dal punto di vista energetico che ambientale. Le imprese e i cittadini negli ultimi anni stanno finalmente sviluppando una sensibilità nei confronti di questo tema, che non è di facile comprensione. L’efficienza energetica implica uno sforzo di comprensione, di progettazione, di gestione dell’impianto. E non coinvolge solo la filiera energetica ma l’intero sistema produttivo, in quanto richiede alle industrie la ricerca di nuove strategie e il lancio di nuovi prodotti. Non sono problemi che si risolvono con un decreto o con un comma miracoloso, per quanto sia lodevole che da parte del governo ci sia il tentativo di trovare una soluzione.

Tornando alla Robin Tax, con l’allargamento alle imprese con più di 3 milioni di fatturato e 300 mila euro di imponibile (prima la soglia era di 10 milioni di fatturato e un milione di imponibile), ci sarà un impatto anche sulla filiera delle rinnovabili, come lamentato dalle associazioni del settore?

La Robin Tax avrà poco impatto dal lato della domanda. Per quanto riguarda le rinnovabili, serve piuttosto un provvedimento sui Sistemi Efficienti di Utenza, i cosiddetti Seu, che dovrebbero essere la base della generazione distribuita e invece sono impantanati dal 2008, in quanto non è mai uscita una proposta dell’Autorita’ dell’Energia , le cui ultime proposte sembrano addirittura andare in senso contrario. C’è un intero sistema di regole che va cambiato: se spendiamo 11 miliardi di euro all’anno per le rinnovabili, avrà avuto senso farlo solo se continuiamo a far crescere il settore, altrimenti avremo buttato quei soldi dalla finestra.