Intervista su cartolarizzazione degli oneri di sistema

Intervista sulla proposta di cartolarizzazione degli oneri di sistema collegata al “decreto del fare 2”.

Pubblicato su: Agi Energia.

Qual è il suo parere sulla proposta del ministro Zanonato di spalmare gli incentivi per le energie rinnovabili in un arco di tempo maggiore, così da ridurre gli oneri di sistema nella componente A3 della bolletta?

Ritengo che in questo momento il Paese non abbia bisogno di palliativi, e gli sconti in bolletta sono concettualmente palliativi, in quanto non vanno a risolvere il problema strutturale del costo dell’energia in Italia ma introducono semplicemente una lieve riduzione dei costi che, tra l’altro va anche dimostrata, perché, oggi come oggi, tutti si preoccupano dei cosiddetti oneri di sistema ma nessuno parla di altre voci come gli oneri di dispacciamento, che sono raddoppiati negli ultimi sei mesi a 10 euro al megawattora. Se uno, per risparmiare 7 euro sui 37 al megawatt/ora di oneri di sistema, finisce per caricarne altrettanti su un’altra voce, significa che toccava pensare qualcosa di meglio per risolvere questo problema.

Cosa ne pensa invece dell’idea di una cartolarizzazione degli incentivi?

L’idea delle obbligazioni non è malvagia ma le useremmo per costituire un fondo di garanzia per l’efficienza energetica, piuttosto che per una dilazione dei costi. Se l’efficienza è stata dichiarata la prima priorità della Strategia Energetica Nazionale, i finanziamenti tramite terzi dovrebbero essere considerati fondamentali, sia per la pubblica amministrazione che per i settori residenziale e terziario. Perché l’efficienza energetica attecchisca, occorre che le banche vi vogliano investire e, se si aspetta che lo facciano in un ‘ottica di mercato, ci vorranno anni. Per questo un fondo di garanzia sarebbe più utile, da questo punto di vista, rispetto a uno sconto sugli oneri di sistema. Il risultato non andrebbe a investire un numero di clienti uguale e non sarebbe nemmeno altrettanto immediato ma avrebbe il vantaggio di promuovere lo sviluppo della filiera e di risolvere il problema a monte, perché, a prescindere dal costo, si consumerebbe meno. Secondo noi, la proposta potrebbe essere rimodulata in questi termini; la nostra paura è che si carichino di ulteriori oneri gli utenti finali per dare una piccola boccata d’ossigeno iniziale.

Altre associazioni di settore hanno reagito alla proposta di Zanonato paventando un effetto negativo sugli investimenti. Condivide questi timori?

Li condividiamo, più che altro, per una pura logica di mercato. Credo sia chiaro che ci siano state scelte legislative folli in passato sugli incentivi alle rinnovabili, in particolare per quanto riguarda il fotovoltaico, scelte che hanno avuto come effetto una crescita degli oneri disastrosa. Ma, con la robin tax che è già piuttosto pesante, se un investitore ha sfruttato un incentivo a valore di mercato e se lo vede togliere, si crea un problema di credibilità che può scoraggiare gli investimenti anche in altri settori.