Citazione nell’articolo pubblicato su Repubblica in cui si evidenziano i risultati raggiunti dallo schema dei certificati bianchi.
Nota simpatica. Interessante il sillogismo: rilasciati 28 milioni di TEE, 1 TEE corrisponde a 5.300 kWh circa, il risparmio conseguito da 28 milioni di TEE è pari a 5.300 kWh… Comunque al di là di qualche imprecisione legata al tecnicismo del tema per un non addetto ai lavori, l’articolo fa capire quanto si sia ottenuto grazie allo schema dei certificati bianchi.
Il Premio FIRE “Certificati bianchi per un’industria energeticamente efficiente” – che verrà assegnato nell’ambito della manifestazione Key energy – White evolution a Rimini – sarà un’occasione per toccare con mano i risultati raggiunti grazie allo schema e per evidenziare le problematiche emerse negli ultimi mesi in relazione alla presentazione delle proposte, al conseguimento dei titoli e ai controlli. Problematiche descritte nella newsletter FIRE n. 16/2014, che meritano attenzione immediata onde evitare ripercussioni negative sugli operatori e sullo schema in generale.
Di seguito l’articolo, disponibile anche su questo link.
Salto triplo dei certificati bianchi
di Christian Benna
Milano. L’ industria mette il turbo ai certificati bianchi. Nel 2013 i progetti presentati al Gse (Gestore dei servizi energetici) sono balzati a 21.709 unità contro i 7.000 dell’anno precedente. Protagoniste del boom le imprese del comparto manifatturiero e, in seconda battuta, anche il mondo del real estate, tutti alle prese con investimenti per abbattere consumi dei processi produttivi e degli edifici residenziale e del terziario. Oggi sono circa 3.000 gli operatori accreditati, 600 in più solo nell’ultimo anno, mentre le società che hanno nominato un energy manager sono passate da 50 a 209. Su un totale di 5,9 milioni di titoli di efficienza energetica emessi, 4,7 milioni arrivano da fabbriche e impianti industriali: raffinerie, cementifici, cartiere, vetrerie, ovvero i settori particolarmente energivori. L’industria sembra aver colto l’opportunità del decreto del 28/12/12, che amplia la platea di soggetti che possono partecipare allo schema degli incentivi. I certificati bianchi, anche noti come Titoli di efficienza energetica (Tee), sono titoli negoziabili che attestano interventi e progetti di incremento di efficienza energetica negli usi finali di energia. Il sistema nasce nel 2004 con l’obiettivo di risparmiare entro il 2020 il 60% dell’energia dei Mtep consumati, ed obbliga i principali distributori di energia, quelli con oltre 50 mila clienti, ad acquisire titoli di efficienza energetica o a lanciare progetti per ridurre i propri consumi. Ogni titolo ottenuto può essere venduto al soggetto obbligato (distributore) o a un trader sulla piattaforma spot o su quella dei contratti bilaterali del Gme (Gestore dei mercati energetici). Il valore dipende dal mercato, ma il prezzo medio annuo dei Tee negli ultimi tre anni è stato comunque superiore ai 100 euro. La novità dell’impianto normativo del 2012 è che prevede oggi la discesa in campo delle imprese, che possono partecipare agli incentivi nominando un energy manager, che si fa carico dei progetti oppure, nel 70% dei casi, avvalendosi della consulenza di società esterne come le Esco. Basti pensare ad Avvenia, tra le principali società di servizi energetici, che ha portato risparmi di energia primaria di oltre il 40% e una diminuzione dei consumi di gas naturale di oltre il 78% in tutti i settori industriali a clienti come Coca Cola, Ferrarelle, Peroni, Fiat e Trenitalia. La crescita euforica del numero dei progetti va comunque presa con cautela. Dopo le prime ispezioni effettuate dell’Enea, le irregolarità risulterebbero numerose. E molte imprese dovranno rinunciare ai benefici certificati bianchi. Ma non si tratta necessariamente di “furbetti”. «Le procedure non sono semplici. E le verifiche sono severe — dice Arturo Lorenzoni, esperto di energy economics e docente all’Università di Padova e allo Iefe dell’Università Bocconi — E forse servirebbe maggiore flessibilità nel giudicare i progetti. L’obiettivo dei certificati bianchi è quello di favorire gli investimenti delle imprese in efficienza energetica, che a medio lungo termine porteranno benefici a tutti: meno consumi, minori costi e maggiore produttività». In bol-letta, sotto la voce Uc7 per quella elettrica e Re per il gas, i certificati bianchi costano al contribuente circa 800 milioni di euro l’anno. Cifra importante, che però incide poco sul totale della spesa energetica (70 miliardi di euro) e lontana dagli incentivi miliardari concessi al fotovoltaico. Secondo Dario Di Santo, direttore generale di Fire (Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia), gli effetti dello schema dei certificati bianchi sono positivi. «Siamo agli inizi — dice — Ad oggi sono stati emessi oltre 28 milioni di certificati. Il che corrisponde a un risparmio di circa 5.300 kWh elettrici. Nel corso degli anni lo schema è passato dall’incentivare prevalentemente progetti afferenti al settore civile (lampadine nel residenziale, caldaie e pompe di calore, infissi, solare termico) ad avere nel 2013 il 73% dei risparmi generati collegati al settore industriale. E sta nascendo una filiera industriale dell’efficienza energetica molto interessante. Che va dai produttori di soluzioni di risparmio energetico agli installatori fino ai finanziatori degli interventi». I certificati bianchi sono titoli negoziabili noti anche come Titoli di efficienza energetica.
articolo molto bello….
mi sto informando molto su internet e sto trovando molte cose…
volevo cheiderti cosa ne pensi di questo
http://www.modena2000.it/2014/11/19/uninvest-spa-laccordo-usa-cina-rilancia-gli-affari-torna-lappeal-speculativo-sui-titoli-energetici/