Il Corriere della Sera e la lettera mai pubblicata

A inizio giugno il Corriere ha affrontato più volte il tema energetico, con un taglio che non ho condiviso molto. A tal fine ho scritto al direttore Ferruccio de Bortoli una lettera il 9 giugno e sono stato chiamato dalla redazione il giorno dopo per dirmi di inviarne una versione ridotta – che riporto qua –, che però non è poi stata pubblicata. Problemi di spazio e priorità, sicuramente, ma un’occasione persa di vedere il problema nelle sue varie sfaccettature.

Egregio Direttore,

il Corriere negli ultimi giorni ha affrontato più volte e a più voci il tema dell’energia, un argomento fondamentale per il futuro del Paese. Potrebbe risultare utile qualche integrazione.

Il pezzo di Taino del 2 giugno sostiene che gli USA sono più bravi dell’Europa nel decarbonizzare a basso costo. Il fenomeno del gas di scisto è importante e le tendenze sul carbone in alcuni Paesi europei dovrebbero fare riflettere, ma è ovvio che intervenire costa meno a chi è meno efficiente, e gli USA hanno 2,5 volte il consumo pro-capite di energia dell’Europa. Meglio inoltre aver fatto lo sforzo prima, avendo a cuore i destini del Pianeta, che averlo posticipato (e la storia dirà quanto sarà costato). Quel che manca all’Europa è una politica che valorizzi gli sforzi fatti e consenta di recuperare parte dei costi sostenuti, con una carbon tax sui prodotti non ecocompatibili.

Nell’articolo del 5 giugno, lo stesso Taino indica come fallimentare la politica di incentivazione sul fotovoltaico. Si tratta in effetti di un caso all’italiana di errata progettazione e gestione di una politica di sostegno – l’ultimo decennio offre comunque un lungo elenco di errori per tutte le fonti –, ma non tutto è da buttare. Il calo del prezzo dei pannelli fotovoltaici – oggi si può realizzare un impianto a un quarto del prezzo di qualche anno fa –, i GW installati e le aziende impegnate sono infatti un risultato importante. Per renderlo un successo occorre che la crescita continui.

Il nostro sistema elettrico è stato rivoluzionato nel mix produttivo e nel rendimento e dovremmo essere tanto bravi da abbandonare le critiche sterili da allenatori del lunedì (gli stessi che il sabato lodavano o tacevano) a favore di politiche costruttive, capaci di capitalizzare i benefici conseguiti in patria e di farli fruttare in termini di know-how e trasferimento tecnologico nei Paesi che sono all’inizio del processo.

Nell’articolo di giovedì di Rizzo c’è invece un errore nei conti: secondo l’Autorità per l’energia il costo medio annuo degli oneri di sistema per l’utente residenziale è di 93 e non di 230 euro come indicato. In altri termini sono 34 euro/MWh, confrontabili con i 20-30 euro/MWh di costi che il programma europeo ExternE assegnava alla generazione elettrica a gas per l’Italia. Dunque un onere che in buona parte è coperto dai costi sociali evitati. Sono più gravi – anche se pesano meno – gli sconti agli utenti energivori che frenano le aziende dall’investire in efficienza energetica (risolvendo strutturalmente il problema dei costi elevati).

L’obiettivo in conclusione non può essere che uno: fare crescere l’efficienza e le rinnovabili in un’ottica di mercato – eliminando sussidi e aiuti di cui godono le varie fonti, fossili comprese –, ma senza scordare i costi sociali.

Dario Di Santo, Direttore FIRE – Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia