Per il fotovoltaico è attesa nel prossimo decennio una crescita tumultuosa nel nostro Paese. Si dovrebbe passare da 20 GW a 50 GW, andando a coprire una quota ancora più ampia dei consumi (oggi siamo intorno al 7% del consumo interno lordo). Diversi elementi al contorno incideranno comunque sui risultati effettivi, sia in senso positivo che negativo: l’evoluzione del mercato elettrico, le regole del gioco, lo sviluppo tecnologico del fotovoltaico e dei sistemi di accumulo. Nella presentazione provo a sintetizzare la situazione e le prospettive.
Il posizionamento dell’Italia rispetto al fotovoltaico è di tutto rispetto: nel 2018 eravamo il sesto Paese al mondo in termini di potenza installata. Un crescita in larga parte dovuta ai generosi incentivi dell’era dei conti energia, ma comunque proseguita anche successivamente con un tasso di circa il 2% annuo. Nel frattempo le prestazioni delle soluzioni disponibili sono migliorate e i costi diminuiti, tanto che già oggi in alcune aree il fotovoltaico di grande taglia è concorrenziale con la generazione tradizionale. Del resto il levelised cost of energy (LCOE), l’indice che valuta il costo attualizzato del kWh generato dal fotovoltaico, è diminuito dal 2012 al 2018 del 57% per le grandi taglie e di oltre il 100% per quelle piccole, secondo i dati comunicati da Althesis nel loro rapporto annuale.
Fra gli elementi di attenzione per lo sviluppo del fotovoltaico, oltre al trend dei costi, segnalo i seguenti:
- Già oggi nei giorni festivi la produzione termoelettrica si avvicina allo zero, proprio grazie alla quota consistente di fotovoltaico. Oltre a porre problemi di stabilità della rete, ciò significa che in futuro una serie di regole potranno cambiare, dal dispacciamento (ora certo) allo scambio sul posto, dal funzionamento della borsa elettrica a quello dei servizi di dispacciamento. Ciò potrebbe impattare sulla produzione annua e sui conti economici, oltre a creare nuove opportunità (e.g. demand response) e a spingere sui sistemi di accumulo.
- L’autoconsumo diventerà più importante, sia per una questione di flussi di rete, sia per conseguire i massimi benefici economici. Ciò pone una sfida soprattutto nel residenziale, caratterizzato da un andamento molto piccato dei carichi energivori (phon, forno, cucina a induzione, lavatrice, etc.).
- Sebbene il fotovoltaico sia una soluzione statica e molto semplice, ciò non toglie che vada dimensionato e installato da operatori qualificati e, soprattutto, manutenuto in modo adeguato. I dati sulle prestazioni negli ultimi anni mostrano un decadimento delle prestazioni più elevato di quello atteso per gli impianti realizzati fra il 2010 e il 2011, segnale di una realizzazione non sempre ottimale. Inoltre ombreggiature, sporcamenti e malfunzionamenti non trattati possono incidere su qualunque impianto. Dunque l’O&M non va trascurato (in ottica di utente finale per garantirsi i rientri economici, in ottica di sistema-Paese per poter contare sulla potenza installata e non solo su una parte di essa).
- Infine c’è il tema dell connubio produzione distribuita – efficienza energetica, che se mal gestito può penalizzare la riduzione dei consumi, con conseguenze negative per la corsa alla decarbonizzazione che ci attende e anche per l’economia del sistema energetico.
Su questi temi tornerò nel convegno che si terrà al GSE il 15 ottobre, organizzato da FIRE ed Elettricità Futura.
La presentazione seguente è stata illustrata in un webinar FIRE, in cui sono stati affrontati come temi il nuovo decreto FER, le procedure GSE di accesso agli incentivi e i modelli di business disponibili (ESCO, PPA, etc.).
Buonasera Dario, ho trovato questo suo articolo per caso sul web. Premetto che sono assolutamente ignorante in materia, ma mi sono sempre posta una domanda: se il fotovoltaico è conveniente e sarà l’energia del futuro come mai lo stato non ci ha ancora “messo le mani” preferendo in passato incentivare i cittadini per l’installazione ma senza entrare come protagonista come ha fatto in passato con altro? Grazie
Buongiorno Caterina.
Beh, direi che lo Stato ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo di questa fonte, per cui l’Italia può vantare il primato mondiale in termini di penetrazione nel mix di generazione, grazie alle politiche di promozione e incentivazione attuate negli ultimi dieci anni.
Per il resto una delle caratteristiche del fotovoltaico è la sua natura distribuita, che fa sì che si presti al coinvolgimento di tanti piccoli produttori e non solo delle grandi imprese energetiche. È un aspetto interessante e affascinante, ma anche delicato. Ad esempio una sfida è garantire che gli impianti installati presso le famiglie e le piccole imprese continuino a funzionare al meglio negli anni. Se ciò non accadrà, non solo si realizzerà un danno economico per i proprietari, ma anche per il sistema elettrico nel suo complesso nel caso in cui gli impianti interessati siano numerosi.
Del resto la possibilità di avere una grande capacità di generazione fotovoltaica (nel prossimo decennio è previsto che sia aumentata la potenza installata di due volte e mezzo!) si basa sulla capacità del resto del sistema di sostenerne la natura non programmabile, ossia il fatto che produca quando c’è il sole e non quando serve al sistema elettrico. Oggi questo avviene grazie alle centrali tradizionali (termoelettriche e idroelettriche). Un domani contribuiranno anche sistemi di accumulo e altre soluzioni.
Ad ogni modo nei prossimi anni i piccoli produttori, detti anche prosumer (produttori e consumatori allo stesso tempo), avranno un ruolo importante nel sistema elettrico nazionale.