Energy manager: continua la crescita

cover rapporto FIRE energy manager 2018

Per portare avanti un’azione efficace di contrasto ai cambiamenti climatici le politiche non bastano, tanto più se non sono solide e di lungo periodo. Occorrono persone competenti che possano aiutare imprese, enti e famiglie a individuare e realizzare le possibili soluzioni mirate all’efficientamento energetico e all’adozione di fonti rinnovabili. Ciò è particolarmente vero per l’efficienza energetica, caratterizzata da una complessità di fondo che richiede figure qualificate per poter essere elaborata e superata con successo. Fra i soggetti che giocano un ruolo importante l’energy manager è uno dei principali, dunque è utile verificarne la presenza nel nostro Paese.

La presentazione del rapporto FIRE sugli energy manager nominati nel 2018 è stata l’occasione per constatare un’ulteriore crescita degli energy manager nel nostro Paese: in cinque anni +8% per i soggetti obbligati e +12% per quelli totali, comprendendo anche le nomine volontarie. Un dato incoraggiante, perché testimonia un’attenzione crescente ai temi energetico-ambientali.

Peccato che questo trend non sia riscontrabile nella pubblica amministrazione, che continua a latitare ad ogni livello, centrale e locale. Peccato perché la mancanza della nomina spesso è indice di un’azione insufficiente sul fronte della riqualificazione energetica (i.e. gli enti pubblici continuano a spendere molto più di quello che potrebbero). Ma, quel che è peggio, viene a mancare quella funzione di guida ed esempio che dovrebbe svolgere chi poi chiede – e sempre più chiederà – a imprese e cittadini di fare sacrifici nell’interesse dell’ambiente.

Oltre al numero crescente degli energy manager nominati altre due notizie positive emergono dal rapporto FIRE: l’incremento degli energy manager certificati esperti in gestione dell’energia (EGE), in particolare per i nominati come consulenti esterni, e l’aumento delle organizzazioni con un sistema di gestione dell’energia certificato ISO 50001. Il primo punto testimonia una progressiva qualificazione degli energy manager, il secondo l’ancor più importante coinvolgimento di tutta l’organizzazione dell’impresa o dell’ente nella definizione e realizzazione di un piano di azione volto al raggiungimento di obiettivi di efficientamento energetico (e dunque di decarbonizzazione delle attività).

Interessanti anche gli esiti dell’indagine svolta fra imprese, fornitori ed esperti/ESCO sui risultati delle diagnosi energetiche obbligatorie effettuate nel 2015 e sulla preparazione in vista della scadenza di quest’anno. Senza la pretesa di volere rappresentare tutto il campione delle imprese soggette all’obbligo (per quanto i soggetti rispondenti abbiano realizzato una quantità considerevole delle diagnosi inviate all’ENEA quattro anni fa), emerge che un primo impatto positivo l’abbiano avuto sulla realizzazione di interventi. L’auspicio è che il secondo round di diagnosi porti a fare di più e contribuisca ad accelerare il cambiamento di mentalità delle imprese.

Ci sono diverse ragioni per nominare un energy manager e per affidargli la cura di un sistema di gestione dell’energia. La più ovvia è quella di accelerare la riduzione dei consumi e delle emissioni (importante, specie in un quadro che vede un peso crescente del costo della CO2 emessa). La seconda è che il mercato elettrico sta vivendo una rivoluzione, che fa di ogni impresa un potenziale prosumer, in grado di generare energia, gestirla modulando carichi e adottando sistemi di accumulo, utilizzarla per partecipare al demand response e recuperarla da scarti e processi (nuove opportunità, ma occorrono figure preparate per poterle cogliere). La terza è che nel tempo si apprezzeranno sempre più i benefici non energetici associati agli interventi di riqualificazione energetica e il loro impatto sul core business e sulla competitività delle imprese (e abbiamo iniziato a formare gli energy manager alla valutazione dei benefici multipli dell’efficienza energetica). Dunque ne vale la pena.

Chiudo confidando che il trend positivo sugli energy manager possa continuare negli anni a venire. D’altronde, senza operatori di settore qualificati sarà difficile raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Siamo agli inizi di un cammino di cambiamento che andrà percorso con slancio e con il contributo di tutti.

Il rapporto FIRE è scaricabile sul sito http://em.fire-italia.org. La presentazione tenuta al MiSE ne sintetizza i dati principali.