Energy manager 2.0

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L’importanza dell’energy manager in collegamento al contrasto ai cambiamenti climatici, in ragione del contributo che la IEA attribuisce all’efficienza energetica in tale contesto, e l’evoluzione di tale figura per coniugare energia e core business.

Pubblicato su: e7.

L’efficienza energetica è un pilastro delle azione rivolta alla lotta ai cambiamenti climatici che a breve vedrà il fondamentale appuntamento della COP21 a Parigi, dove, senza esagerare, si deciderà il futuro del nostro pianeta. Come evidenziato dal recente rapporto della IEA “Energy efficiency market report 2015”, l’efficienza energetica ha contribuito con oltre 10,2 GtCO2 cumulative dal 1990 al 2014, di cui 0,8 GtCO2 nel 2014, a fronte di un livello di emissione globale nello stesso anno di 11,6 GtCO2. La IEA ipotizza che l’efficienza energetica, con oltre il 40%, dia il principale contributo alla riduzione delle emissioni necessarie per limitare l’incremento di temperatura nel 2050 a 2°C.

Se l’efficienza avrà dunque un ruolo fondamentale, la figura responsabile di promuoverla all’interno di aziende ed enti, ossia l’energy manager, non può che giocare un ruolo altrettanto importante. Ricordiamo che l’energy manager in Italia è obbligatorio per tutti i soggetti con rilevanti consumi di energia. La FIRE, che gestisce le nomine annuali dal 1992 su incarico del MiSE, nel 2014 segnalava 1.685 nomine da parte di soggetti obbligati, considerando anche quelle arrivate in ritardo, e 2.846 energy manager complessivi, aggiungendo anche le nomine volontarie e i responsabili locali nominati dalle imprese multisito. Nota dolente è la scarsa percentuale di adempimento dell’obbligo da parte della P.A., sia centrale, sia locale, su cui si spera che il recente interessamento di alcune sezioni regionali della Corte dei Conti possa produrre un cambio di direzione.

L’energy manager, come suggerito anche dalla Circolare MiSE 18 dicembre 2014, si configura nelle grandi imprese come un dirigente in grado di incidere nelle scelte aziendali, che può essere un EGE o avvalersi della collaborazione di EGE, mentre nelle realtà più piccole è in genere un quadro/funzionario o, laddove i consumi energetici siano meno rilevanti, un consulente esterno. Le sue funzioni sono molteplici: monitorare i consumi e gli indicatori di performance energetica, assicurare la gestione ottimale degli impianti e degli edifici dal punto di vista energetico, individuare azioni migliorative, sensibilizzare il personale, collaborare con le altre funzioni aziendali per garantire un uso ottimale della risorsa energetica su tutta la catena della produzione di beni e servizi (materiali impiegati, acquisti, progettazione, utilizzo, etc.).

In Italia la FIRE ha individuato numerosi casi di successo nel corso degli anni. Alcuni recenti esempi sono stati illustrati nel corso del Forum degli energy manager organizzato in collaborazione a Fiera Verona e Ekn nell’ambito di Smart energy expo (atti disponibili su www.fire-italia.org). Altri esempi saranno presentati a Enermanagement, la tradizionale conferenza FIRE sull’energy management in programma il 1 dicembre a Milano.

In tale occasione si approfondirà il tema dell’energy manager 2.0, ossia una figura in grado di coniugare di più la risorsa energetica con il core business. Oggi il tema dell’efficienza energetica è prevalentemente visto come risparmio energetico. Indubbiamente un tema importante, ma limitato se si pensa a quanto si può ottenere sfruttando l’uso intelligente dell’energia – insieme a quello delle altre risorse – per ridurre i rischi della produzione, migliorare l’O&M, aumentare la qualità di prodotti e servizi o, in altre parole, rafforzare la value proposition dell’impresa. Questo richiede una funzione di energy management che metta insieme competenze gestionali, manageriali, energetiche, ambientali e regolatorie, oltreché capacità di comunicare temi tecnici a figure non tecniche.

Tale trasformazione può avvenire a livello di energy manager e consulenti, ma richiede, per essere efficace, una corrispondente crescita della gestione aziendale, che oggi caratterizza i leader di mercato. Le imprese, che oggi cominciano ad affiancare le diagnosi energetiche a una prima sensibilizzazione, dovranno crescere adottando nel tempo sistemi di gestione dell’energia, che stimoleranno un cambiamento diffuso dei comportamenti e delle attitudini a tutti i livelli aziendali, fino a sfociare dopo alcuni anni nell’integrazione dell’uso efficiente dell’energia in tutti i livelli di scelta aziendale. Allora sarà normale ottimizzare le risorse usate (energia, acqua, materiali, rifiuti, etc.) in un’ottica di ciclo di vita dei prodotti e servizi, e non solo in relazione ai consumi interni all’impresa.