Gli obiettivi al 2030 per l’efficienza energetica non saranno facili da raggiungere, né quello sui consumi finali, né quello sulle politiche attive. Nell’intervento introduttivo alla conferenza Enermanagement ho voluto fare quattro considerazioni al riguardo, cercando di cogliere alcuni elementi di fondo e alcune trasformazioni fondamentali per cogliere le opportunità che abbiamo di fronte e contrastare efficacemente i cambiamenti climatici.
1. La diffusione della generazione distribuita, così come le agevolazioni per le imprese energivore e lo spostamento dei costi energetici verso le componenti fisse, ostacoleranno le azioni di efficientamento energetico. È dunque fondamentale promuovere l’integrazione nelle politiche del principio “energy efficiency first”. Ciò significa, per fare un esempio, che una norma come quella delle agevolazioni alle imprese energivore sia accompagnata da delle misure che assicurino che tali imprese realizzino interventi di efficienza energetica. Ciò non solo promuoverebbe interventi di riqualificazione energetica, altrimenti resi meno convenienti dallo sconto sugli oneri di sistema, ma ridurrebbe anche la quota di energia agevolata, alleggerendo gli oneri per le imprese non incluse nelle agevolazioni. Un altro esempio può essere l’obbligo di installazione degli smart meter di nuova generazione: si potrebbe accompagnare con misure che garantiscano che le funzioni disponibili siano utilizzabili dagli utenti finali per ottenere informazioni utili per ridurre i consumi.
2. La continua diffusione di nuovi servizi energetici (e.g. climatizzazione estiva, dispositivi digitali, dispositivi domestici, etc.) e l’effetto rebound vanificheranno una parte dei risultati conseguiti, per cui sarà probabilmente necessario adottare i principi della sufficienza energetica, mettendo in discussione stili di vita e modelli di mobilità. Una sfida improba, ma da soppesare con la posta in palio delle conseguenze del cambiamento climatico. Del resto, si tratta di un’opportunità per i policy maker: il cambiamento comportamentale legato a politiche di questo tipo, oltre ad aumentare la sostenibilità della nostra società, consentirebbe di ridurre il rischio di rigetto da parte della gente di provvedimenti quali tasse ambientali ed energetiche, oneri per gli incentivi, obblighi sui consumi, etc.
3. Gli investimenti andranno crescendo e saranno caratterizzati da tempi di ritorno più lunghi. Non è pensabile un utilizzo degli incentivi in linea con quanto fatto finora, in quanto i costi sarebbero eccessivi. È invece fondamentale favorire lo sviluppo di sensibilità, conoscenze e competenze, con programmi di informazione e formazione, rivolti sia agli utenti (famiglie, enti e imprese), sia agli operatori (professionisti, installatori, utility, ESCO e imprese attive nella riqualificazione). E sarebbe altresì utile finanziare progetti pilota per verificare i reali risultati delle riqualificazioni energetiche e per fare sviluppare l’industrializzazione del settore delle costruzioni, sia per i nuovi edifici, sia per le ristrutturazioni.
4. Finora si è investito in efficienza energetica molto meno di quanto si potesse, non per mancanza di convenienza, ma per la secondarietà dei servizi energetici rispetto agli altri temi nella maggior parte delle imprese. Ciò ha fatto e fa sì che le scelte di investimento in questo ambito non vengano prese in ragione della redditività, ma di tempi di ritorno estremamente brevi. All’estremo opposto vi sono invece gli interventi di riqualificazione profonda degli edifici, in cui una convenienza economica ridotta si accompagna ad un’alta intensità di capitale. Per superare queste barriere conviene imparare ad associare ai benefici energetici di questi interventi quelli non energetici (e.g. aumento produttività e qualità produzione, riduzione rischi e costi, miglioramento sicurezza e comfort, aumento di valore degli asset, etc.). La loro quantificazione consente di fare analisi più corrette e complete degli investimenti, che portano a calori della redditività e dei tempi di ritorno molto più interessanti. Il valore economico di questi elementi può anche superare quello del risparmio energetico. Supportare energy manager, ESCO, utility e fornitori nello sviluppare questa analisi è l’obiettivo del progetto M-Benefits di cui FIRE è partner.
In conclusione, non sarà semplice raggiungere gli obiettivi sull’efficienza energetica al 2030, ma ciò garantirà agli operatori del mercato un decennio di opportunità crescenti. Sarà fondamentale sviluppare un approccio olistico e inclusivo alla gestione di tutte le risorse, che consenta di comprendere come queste possono incidere in modo deciso sul core business e sulla proposta di valore delle imprese e promuoverne la competitività. Il mercato dell’energia sta cambiando rapidamente e questo richiederà nuove competenze, anche per gestire e sfruttare le opportunità legate alla digitalizzazione e all’intelligenza artificiale. La collaborazione fra diverse competenze e, all’interno delle imprese, fra diverse funzioni aziendali, sarà fondamentale per cogliere i frutti di questa trasformazione.
Di seguito la presentazione illustrata al convegno.