Riqualificare gli edifici pubblici: strumenti disponibili

Le amministrazioni pubbliche possono giocare un ruolo importante in termini di uso intelligente delle risorse. L’efficienza energetica è una delle leve principali in tal senso. Nel workshop che FIRE ha organizzato a Venezia nell’ambito del progetto ENSPOL si è parlato degli strumenti disponibili per la P.A. e di come sfruttarli al meglio.

Nell’ambito del progetto ENSPOL la FIRE – d’intesa col Ministero dello sviluppo economico e in collaborazione con ENEA, GSE e Consip – sta organizzando dei workshop interregionali sul tema degli strumenti disponibili  per supportare le amministrazioni pubbliche nella riqualificazione energetica degli edifici. A Venezia si è tenuto il secondo incontro di questo tipo il 15 dicembre 2015, in collaborazione con la Regione del Veneto.

Il recente accordo di Parigi sulla mitigazione dei cambiamenti climatici chiama tutti noi a una gestione efficiente e intelligente delle risorse disponibili. L’efficienza energetica rappresenta la leva principale per contenere le emissioni di gas serra, come riconosciuto dalle principali organizzazioni non governative coinvolte in queste tematiche. E l’amministrazione pubblica gioca un ruolo fondamentale in tale percorso, in quanto unisce un ruolo privatistico (la gestione del proprio parco immobiliare e delle proprie utenze tecniche) e uno pubblico (pianificazione e regolazione a livello territoriale, informazione e ruolo esemplare, gestione delle risorse per la promozione della green economy e per il contrasto alla fuel poverty).

L’efficienza energetica si associa a una riduzione della spesa pubblica, e dunque rientra fra le azioni collegate alla spending review. Ma porta con sé diversi benefici anche più importanti: è ad alta intensità occupazionale (coinvolge produttori di tecnologie, società di servizi, installatori e manutentori, progettisti e studi tecnici), riduce i costi sociali, contiene la dipendenza dall’estero e diminuisce i rischi sulle forniture, spesso migliora il comfort e la produttività nei luoghi di lavoro. Promuoverla è dunque una priorità.

Nel tempo diverse amministrazioni hanno adottato politiche e azioni positive nei confronti del territorio che, unite alle scelte comunitarie e nazionali, hanno favorito una crescita del mercato. L’intensificazione dell’azione, prendendo spunto dalle buone pratiche, continuerà a fornire risultati positivi nel tempo.

Molto meno è invece stato fatto per riqualificare il parco immobiliare pubblico. E che l’attenzione al tema non sia adeguata lo dimostra l’insufficiente presenza di energy manager nominati ai sensi della legge 10/1991 (un obbligo per buona parte degli enti sopra i 10.000 abitanti e per molte amministrazioni centrali). Anche se la situazione sta migliorando, i dati FIRE del 2015 sono impietosi: hanno nominato 8 Regioni su 20, 31 province su 110, 41 comuni capoluogo su 117 (di cui 9 città metropolitane su 10) e solo 86 comuni non capoluogo (dovrebbero essere 5-10 volte di più).

Le ragioni di questa risposta parziale della P.A. sono diverse: indubbiamente il Patto di stabilità nell’attuale contesto non facilità gli investimenti, ma molto dipende anche dalla sensibilità, dalla conoscenza e dall’uso degli strumenti disponibili. La direttiva sull’efficienza energetica – recepita con il D.Lgs. 102/2014 – semplifica indubbiamente l’azione, in quanto crea un quadro di riferimento funzionale allo scopo.

Lo strumento principale di azione dovrebbe essere rappresentato, per la parte di investimento su edifici e impianti, dai contratti EPC (energy performance contracting). Questi consentono di intervenire sull’involucro edilizio (isolamento, infissi, schermature solari, etc.) e sugli impianti (climatizzazione, illuminazione, building automation, ascensori, etc.) avendo la garanzia del livello prestazionale per la durata del contratto, in genere in concessione.  L’amministrazione può predisporre una gara in cui definisce i livelli minimi di riduzione dei consumi attesi e invita una serie di operatori a presentare offerte di intervento. La fornitura di elettricità e combustibili può essere inclusa o gestita a parte in funzione delle esigenze dell’ente. Lo schema si presta a dimensioni e soluzioni molto varie e dunque risulta flessibile. Purtroppo è anche poco conosciuto e dunque attuato, nonostante ci siano esempi di utilizzo già negli anni novanta.

Il risparmio generato dall’efficientamento energetico può anche ripagare l’investimento realizzato, e questo apre la porta al finanziamento tramite terzi, nella forma in cui è una ESCO a mettere le risorse economiche necessarie, condividendo poi con l’amministrazione i risparmi conseguiti (in buona parte come canone di recupero della spesa e di O&M, in parte come beneficio economico immediato per l’utente finale, come mostra la figura seguente). Un approccio che consente di superare i vincoli del Patto di stabilità e dunque risulta particolarmente interessante.

EPC

Questa forma di partenariato pubblico-privato soffre, oltreché della scarsa conoscenza da parte pubblica, anche della carenza di ESCO in grado di finanziare gli interventi. Si tratta comunque di un problema che potrà trovare diverse risposte anche dal settore finanziario, che già sta provando delle soluzioni per ovviare, dove possibile, alla scarsa capitalizzazione di molti operatori. La FIRE ha predisposto una guida liberamente scaricabile sull’utilizzo dei contratti EPC: “Guida ai Contratti di Prestazione Energetica negli Edifici Pubblici“.

Gli incentivi esistenti e i programmi di supporto esistenti – sia a livello nazionale (conto termico e certificati bianchi), sia regionale (in buona parte collegati ai fondi strutturali), sia comunitario (programmi della BEI, come ELENA e JESSICA, European energy efficiency fund, Horizon) – vedono nell’EPC uno strumento fondamentale, per cui consentono di sfruttarlo al meglio, purché si abbiano le competenze e le capacità di aggregazione e di lavorare in un’ottica di medio periodo richieste. Si tratta di opportunità descritte nella documento FIRE “Guida all’uso delle risorse per incentivare rinnovabili ed efficienza energetica (2013)“.

L’elemento fondamentale per sbloccare l’uso dell’EPC è l’informazione: occorre promuovere le buone pratiche, formare i funzionari pubblici sulle modalità di gara, qualificare l’offerta (sia tecnica, sia finanziaria). Collegato alla conoscenza c’è inoltre il tema del catasto edifici e dei dati di consumo, ossia ciò che serve per costruire business plan credibili (nonché per pianificare e agire a livello territoriale, se si vuole chiamare in causa il ruolo pubblico degli enti).

Senza investire nella misura (diagnosi energetiche, sistemi di monitoraggio, etc.) è impossibile sfruttare la maggior parte degli strumenti disponibili, o comunque si rimani limitati nell’azione. Serve dunque maggiore attenzione a questo aspetto, sia al momento di decidere le politiche (Stato e Regioni), sia quando si decide come investire le risorse a livello locale.

Di seguito la presentazione illustrata al convegno.

Gli atti sono disponibili sul sito www.fire-italia.org.