Dieci anni di certificati bianchi nel report di Agi Energia

L’articolo sull’esperienza dei certificati bianchi nel nostro Paese inserito nel report sullo schema dei TEE realizzato da Agi Energia. Si tratta di una sintesi dei risultati raggiunti, con evidenziati quelli che, a mio parere, sono i maggiori punti di forza e debolezza.

Pubblicato su: www.agienergia.it.

Considerando come data di nascita i decreti del luglio 2004, il meccanismo dei certificati bianchi (Tee) compie dieci anni quest’anno e può essere utile fare un bilancio ed evidenziarne i punti di forza.

Il primo aspetto interessante, che consente di ricordarne le basi di funzionamento, è che lo schema dei Tee assolve a due funzioni. Anzitutto è uno schema di obbligo, in linea con quanto richiesto dalla direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica (il cui articolo 7 è stato ispirato proprio dal successo di questo tipo di meccanismi a livello europeo). Il raggiungimento dei target previsti da parte dei distributori di energia elettrica e gas – dimostrato dalla presentazione di un corrispondente numero di tee – consente di monitorare agevolmente il percorso verso gli obiettivi al 2020 e di modulare il ricorso a questo schema in funzione delle esigenze. La notifica alla Commissione dello scorso dicembre, in particolare, assegna allo schema il 60% dell’obiettivo da raggiungere nei prossimi sei anni, facendone il meccanismo primario di policy sull’efficienza energetica.

Il fatto che i Tee possano essere ottenuti da attori non soggetti all’obbligo – distributori sotto i 50.000 clienti, ESCO e altre società di consulenza, società che abbiano nominato un energy manager o si siano dotate di un sistema di gestione dell’energia secondo la norma ISO 50001 – lo rende del resto un meccanismo di incentivazione. I tee conseguiti dai soggetti “volontari” possono infatti essere venduti ai distributori obbligati, ottenendo un interessante flusso di cassa aggiuntivo ai risparmi energetici generati dagli interventi di efficientamento energetico.

Ad oggi sono stati emessi oltre 28 milioni di certificati, di cui un quarto circa nell’ultimo anno (i target crescono nel tempo e arriveranno a circa 10 milioni di Tee/anno nel 2016). Può essere utile ricordare che ogni certificato corrisponde a una tonnellata equivalente di petrolio risparmiata (circa 5.300 kWh elettrici o 1.200 metri cubi di gas naturale). I soggetti volontari sono il motore dello schema, avendo presentato nel 2013 il 96% di 21.709 progetti. Fra questi i più attivi come numero di proposte sono le ESCO, mentre le organizzazioni con energy manager si caratterizzano per una dimensione dei progetti mediamente più rilevante (ad esempio nell’indagine condotta da FIRE sulle proposte a consuntivo presentate dal 2005 al 2012 risultava una dimensione media di 8.000 tep, contro i 1.700 tep delle proposte presentate dalle ESCO).

Un aspetto particolarmente interessante, anche con riferimento a quanto accaduto a livello internazionale, è la tipologia di interventi realizzati. Nel corso degli anni lo schema è passato dall’incentivare prevalentemente progetti afferenti al settore civile (lampadine nel residenziale, caldaie e pompe di calore, infissi, solare termico, etc.) ad avere nel 2013 il 73% dei risparmi generati collegati al settore industriale. Premesso che il calo dei progetti nel settore civile non è di per sé negativo, esistendo due schemi dedicati a tale scopo che sono il conto termico e le detrazioni fiscali, si tratta di un risultato considerevole, che porta con sé un altro aspetto positivo, per quanto per ora limitato: la crescita del mercato delle ESCO.

Oltre agli obiettivi globali di efficientamento, l’idea originale dello schema era proprio quella di favorire un rafforzamento delle ESCO (intese come società che offrono servizi energetici integrati con contratti a prestazioni garantite e finanziamento tramite terzi). Inizialmente, per consentire l’avvio dello schema, si optò per lasciare la possibilità di partecipare anche a società di consulenza generiche. Mentre la maggior parte dei soggetti si dedicava al settore civile, più semplice e inizialmente in grado di far raggiungere i target di risparmio, nell’ordine di qualche centinaio di migliaia di tep, alcune società compresero da subito che il settore industriale consentiva di conseguire i risparmi e i rendimenti maggiori, seppure a spese di un maggiore impegno nella presentazione delle proposte (prevalentemente a consuntivo, invece delle più semplici schede standard e analitiche). Queste società sono riuscite a raccogliere risorse consistenti, a crescere e a mettere a punto servizi energetici e finanziari che hanno consentito ad esse  di evolvere in ESCO.

Ancora di più: l’esperienza tecnica maturata presentando progetti realizzati fondamentalmente dalle società consumatrici industriali loro clienti consente ad esse oggi di proporsi anche come consulenti nell’individuazione di progetti di efficientamento, sia orizzontali (motori, inverter, aria compressa, illuminazione, rifasamento, etc.), sia legati al core business.

Tutto questo è stato alimentato da un incentivo che in genere varia fra il 10 e il 40% del costo di investimento, ma può essere superiore. Per fare un esempio, si consideri un progetto con pay-back time di 4 anni in assenza di incentivi, dunque in genere non considerato interessante nel settore industriale. L’investimento richiesto per risparmiare un tep/anno è di circa 2.400 euro. Il contributo dei TEE attualizzato al 5% sui cinque anni può arrivare a 1.455 euro, pari al 61% del costo di investimento e con pay-back ridotto a circa 2 anni. Progetti diversi possono avere quote di copertura dell’investimento inferiori, ma sempre interessanti. Una caratteristica fondamentale degli schemi basati su certificati bianchi è del resto che gli interventi più validi in termini di tempi di ritorno sono quelli più incentivati.

Il meccanismo è molto flessibile, potendo accettare progetti di piccola taglia, con risparmi nell’ordine dei 10 tep/anno, ma anche interventi con risparmi nell’ordine delle centinaia di migliaia di tep annui, per un controvalore economico in termini di TEE superiore ai 10 milioni di euro annui per cinque anni.

Certo le schema è complesso, e presentare progetti a consuntivo non è semplice. Ma tale è l’efficienza energetica in generale. Imparare a conoscerne la complessità è il modo migliore per poterne sfruttare le potenzialità e per aiutare le imprese che operano in questo ambito, le ESCO e gli energy manager, a svolgere al meglio il loro mestiere.

In termini di costi, considerando il valore del rimborso riconosciuto ai soggetti obbligati nell’ordine dei 100 euro, si avrà nel 2016 un contributo complessivo nell’ordine del miliardo di euro come costo ripartito sulle tariffe di elettricità e gas, a fronte di risparmi che potranno valere circa 5 miliardi di euro di risparmi energetici e 10-20 miliardi di investimenti.

Un’ultima considerazione: lo schema ha richiesto diversi rimaneggiamenti del tempo da parte di MiSE, MATTM e AEEGSI, ma ciò ha consentito di superarne i punti di debolezza e di decretarne il successo. È fondamentale che questa capacità di agire da parte delle istituzioni preposte prosegua nel tempo, anche per garantire un valore ottimale degli obiettivi. Del resto il meccanismo è una palestra importante per testare la capacità delle istituzioni di agire in collaborazione, considerando che, oltre alle due citate, sono coinvolte nelle diverse attività il GSE, l’ENEA, l’RSE e il GME. Sarà interessante vedere cosa emergerà dai controlli avviati dal GSE e come le attività di informazione messe in campo da ENEA contribuiranno a facilitare la presentazione di nuove proposte.

Dunque lo schema può essere un valido aiuto per contrastare gli alti costi dell’energia in modo definitivo nelle aziende consumatrici. Ma i benefici si riflettono anche su quelle che producono tecnologie o offrono servizi legati all’efficienza energetica, che possono disporre di un utile supporto nella crescita del loro business, anche in ottica di internazionalizzazione.

In conclusione, strumenti come i certificati bianchi, specie se accompagnati da validi energy manager e da sistemi di gestione dell’energia, rappresentano una risposta al costo dell’energia molto più incisiva degli sconti in bolletta, sia perché beneficio strutturale, sia per le ricadute sulla filiera di mercato. Dunque vale la pena di sfruttarli.

Chi fosse interessato ad approfondire come funziona lo schema e quali sono le modalità per parteciparvi può scaricare gratuitamente la guida predisposta da FIRE al seguente indirizzo: http://pressroom.fire-italia.org/guida-fire-sui-certificati-bianchi.