Lo schema dei TEE ha consentito di raggiungere obiettivi ambiziosi ed una buona pratica a livello europeo. Al momento sta attraversando una fase di transizione che lo porterà, previa emissione delle nuove linee guida, verso gli obiettivi al 2020. Nella presentazione vengono illustrati alcuni elementi fondamentali: target e risultati, costi, problematiche e temi cruciali da affrontare.
Sul sito www.certificati-bianchi.com sono disponibili gli atti della conferenza, che ha visto la partecipazione di oltre 300 persone in rappresentanza dei vari stakeholder e in cui si è cercato di illustrare non tanto i problemi che ovviamente esistono in uno schema complesso, quanto le possibili soluzioni e gli elementi positivi.
Qualche considerazione sintetica sul tema.
Risultati. Quasi 22 milioni di tep di risparmi accumulati dal 2006 a fine 2015, in buona parte misurati. Sviluppo del mercato privato e delle competenze. Coinvolgimento dell’industria. Tutti elementi che pongono lo schema italiano come buona pratica mondiale. Per un confronto con altri schemi consigliamo la nuova piattaforma creata dal progetto ENSPOL: www.article7eed.eu.
Trasformazioni.
Lo schema, dopo l’entrata in vigore del D.M. 28 dicembre 2012, ha visto importanti cambiamenti. La fine della cumulabilità fra incentivi e la possibilità di presentare progetti a consuntivo solo prima dell’entrata in esercizio ha prodotto il prevedibile calo di titoli, dopo il classico picco che precede siffatti cambiamenti. Il risultato emerge chiaramente dall’analisi dei TEE emessi annualmente pubblicata dal GME, che mostra un calo di 2,8 milioni di titoli rispetto all’anno precedente e di 1,3 milioni sul 2013. Il GSE nel suo rapporto annuale evidenzia comunque come siano attesi circa 15 milioni di TEE complessivamente (quindi circa 2,5-3 milioni annui) nei prossimi anni per via delle PPPM presentate nel biennio 2014-2015, mentre il numero di PPPM presentato si è attestato intorno a mille per anno nello stesso periodo (circa 500 meno dell’anno record 2013, ma più del doppio del 2012 e il quadruplo del 2011). Nel biennio si è fatto ricorso all’autotutela per circa 50 progetti su 27.000 e il 96% delle pratiche presentate è stato approvato nel 2015. Numeri che mostrano un meccanismo in salute.
Target.
La notifica del MiSE sull’art 7 della direttiva 2012/27/UE indica obiettivi dal 2017 al 2020 compresi fra 7,8 e 9,7 Mtep. Confrontati con i risparmi annuali attuali pari a 1,7 Mtep sembrerebbe un obiettivo irraggiungibile. Va però detto che al raggiungimento del target, in accordo col D.M. 28 dicembre 2012 e con l’art. 8 del D.Lgs. 102/2014 concorrono altre voci, potenzialmente molto rilevanti (risparmi ottenuti oltre la vita tecnica dagli interventi che hanno conseguito TEE e quelli connessi alle imprese certificate ISO 50001 e alla realizzazione degli interventi coperti dalle diagnosi energetiche obbligatorie per le grandi imprese, risultati legati alle gare d’ambito gas, TEE CAR ritirati dal GSE). Dunque molto dipenderà dalla quantificazione dei contributi citati e dalla conseguente definizione dei target 2017-2020 mirati ai certificati bianchi.
Problemi.
Come per ogni schema complesso sono presenti delle problematiche. La FIRE ha illustrato i risultati dell’ultima indagine fra gli operatori, che raccoglie numerosi spunti, confermando l’esistenza di alcune problematiche, ma anche il numero molto limitato di casi critici. I punti cruciali emersi sono riconducibili alla difficoltà di entrare in contatto con il GSE in caso di chiarimenti, nell’applicazione di regole non sufficientemente definite a priori – che dunque causano incomprensioni e perdita di produttività – e nella revisione di scelte relative a progetti approvati. Di positivo c’è il fatto che il GSE, oltre ad avere speso importanti risorse nell’aumentare la trasparenza (e.g. contatore TEE e banca dati verifiche), ha iniziato a comunicare il referente tecnico per ogni progetto e sta avviando tavoli associativi per discutere sugli aspetti tecnici e individuare procedure e indirizzi da adottare nella redazione delle PPPM. Dunque possiamo sperare nella risoluzione nei prossimi mesi di buona parte delle problematiche esistenti su questo tema.
Temi fondamentali.
Retroattività: di per sé applicare regole o approcci modificati a progetti approvati andrebbe evitato; esiste però un problema etico e c’è la questione della materialità (ossia della capacità dell’incentivo di portare alla decisione di investimento) e dunque il tema merita di essere affrontato con giudizio e non per posizioni assolutistiche.
Complessità: concetti come la baseline e l’addizionalità sono tecnici e complessi; gli interventi di processo in particolare rappresentano una sfida per la valutazione ed è dunque fondamentale il confronto fra le parti.
Chiarezza: in uno schema di mercato le regole vanno cambiate appena presentano dei problemi e i target definiti in anticipo; il MiSE è chiamato a uno sforzo importante in questi casi, che però è essenziale per garantire l’efficacia del meccanismo.