C’erano una volta i (Gesù) bambini

nonni

Si può festeggiare il Natale in un anno dominato da chiusure, restrizioni, lavoro che non c’è, morti e separazioni? Si può dare credito ai personaggi e alla storia del presepe quando si è presi da un mix di paura, rabbia o addirittura disperazione?

I miei nonni materni ebbero sette figli, più due nati morti, vissero separati per anni, prima per la guerra, poi per la necessità di lavorare (o meglio, campare, cosa ben diversa dallo stare lontani per seguire la carriera). Lavori duri e umili, tipici di quel periodo per terre lontane dalla ricchezza come il Friuli (che seppe costruirla negli anni del boom). Sapevano adattarsi a qualunque lavoro e qualunque condizione, senza lamentarsi, ma anzi grati di quello che avevano. Venivano da famiglie che nei giorni di festa potevano gustarsi una fettina di salame a testa e tenevano relazioni amabili con tutti. Trasmettevano serenità (beh meglio non vincere con mio nonno a carte, ma con me bambino era diverso…).

Il mio nonno paterno era invece un professore di liceo. Morì troppo presto perché possa averne un ricordo definito. Ma quel che mi sovviene parla di una persona amabile e gentile. Mia nonna paterna parlava poco, ma era generosa e buona. Aveva lavorato in banca e passato la prima guerra mondiale in Inghilterra, tanto che parlava un perfetto Inglese. Pur venendo da vite diverse rispetto ai nonni materni, anche in loro si potevano trovare i tratti della gentilezza e della conoscenza di ciò che conta.

Noi, grazie ai sacrifici dei nonni e al lavoro dei genitori negli anni del boom, ci siamo trovati immersi in ben altra zuppa. Non abbiamo vissuto guerre e grandi privazioni. Tanto che abbiamo assistito al sorgere di quella società signorile di massa ben tratteggiata da Luca Ricolfi. Società che ha tutto, e dunque niente, non a caso perennemente insoddisfatta e ansiosa.

Siamo stati fortunati, noi. Rispetto a tanti nonni siamo vissuti nella bambagia. Da bambini avevamo giochi, ma non troppi. Passavamo il tempo in modo sano, facendo quello che ci piaceva, ed eravamo artefici se non dei nostri destini, almeno dei nostri giochi e divertimenti.

Ora i giovani sono schiavi di quei social network che spesso ci spingono a fare ciò che fa male a noi e agli altri, a non ascoltare, ad incattivirci dietro a interpretazioni di quello che avrebbero detto altri, a negare le evidenze. O meglio, i nostri figli diventano schiavi di questi sistemi – ingegnerizzati da soggetti interessati solo a sfruttarci come macchine per fare soldi (ma li possiamo usare gratis, no?) – se lo consentiamo noi. Volete riscoprire il gusto del Natale e degli altri giorni dell’anno? Regalate ai vostri figli un cellulare, non uno smartphone, e disattivate le notifiche. Tutte le notifiche, a cominciare da quelle dei vostri dispositivi. Non saranno contenti, ma vi assicuro che non vi pentirete di quello che troverete, né di quello che avrete fatto ai vostri figli.

Certo rimangono gli altri problemi, come il lavoro che in molti hanno perso e i cari che non ci sono più. Il secondo, ahimè, è un tema inevitabile. I morti possono aumentare, ma ricordiamoci che per ogni morte c’è una vita vissuta ed una da vivere e che alla fine siamo noi a scegliere come attingere al ricordo di chi ci è stato vicino, se passando il tempo a compiangerlo, o se trarre ispirazione da ciò che ha fatto e ci ha insegnato.

Quello del lavoro è un tema più preoccupante, perché lascerà ferite a lungo nel sistema economico. Non so come finirà, ma sono convinto che aiutandoci e investendo amore nelle nostre attività potremo contribuire ad uscire più rapidamente dalla crisi e, magari, a superare le inefficienze che attagliano e bloccano questo Paese. Del doman non v’è certezza, quindi concentriamoci sull’oggi e ricordiamoci che anche in questo caso siamo noi a scegliere come vivere il presente.

E il titolo che c’entra? Beh, a Natale si festeggia un Bambino particolare. Ma in fondo è la festa di tutti i bambini e di ciò che sanno dare. E diventa la festa nostra se sappiamo cogliere l’essenziale e ciò che conta, come i pastori, i re magi e gli infiniti personaggi che possono popolare il nostro personale presepe. Le difficoltà si superano meglio con il candore, l’allegria e la pienezza che solo i (Gesù) bambini portano.

“Tommasi’, te piace o presepio?”, “Sì…”, “Ma che bello o presepio, quant’è bello”…

Ecco, come il Lucariello di casa Cupiello godiamoci o presepio.

Auguri!

12 Comments

  1. Buonasera Dario, è sempre un piacere leggere i tuoi articoli… direi soprattutto quelli non specialistici (come questo), se non temessi di offenderti! Mostri un’umanità non comune e una percezione del mondo e della vita permeata da quei valori di cui ci stiamo via via dimenticando.
    Buon Natale!
    GS

  2. Buongiorno Dario, ci vuole proprio tanta energia per affrontare le difficolta’ del nostro tempo.
    Difficolta’ che riusciamo a sostenere solo se abbiamo valori che ci aiutino ad avere una prospettiva che dobbiamo imparare dai nostri Avi che molto piu’ di noi sapevano apprezzare cio’ che avevano, che non vuol dire non avere aspirazioni….
    Grazie per il dono di questo momento
    Auguroni di cuore
    Alberto Ribaldone

  3. E’ così. Gratitudine per ciò che si ha. Meno risentimento e più empatia. Chissà che non siano le giuste ricette per vivere meglio. Buone feste Dario!

  4. ciao Dario bello leggerti e ritrovarti. Non siamo cosi cattivi coi bambini/ragazzi di oggi. avranno i social network ma e’ anche quello un modo diverso di sentire. Dobbiamo per forza sempre lodare il passato e pensare che mala tempora currunt? In questo anno difficile ho visto bambini e ragazzi andare avanti, studiare chiusi in casa e imparare a guardare il cielo e le stelle dalla finestra di una camera e trovarli sempre bellissimi. anche questi ragazzi si sono accontentati e si accontentano di quello che hanno. Non credo che l’accontentarsi sia per forza un bene perche’ l’uomo per sua natura si evolve e va avanti ed e’ questo che lo rende un animale straordinario

    1. Ciao Liana, bello sentirti! Un giorno riusciremo anche a rivederci…
      Grazie per i tuoi pensieri, che condivido. In effetti a me sembrava di avere scritto altro da quello che mi “rimproveri”, ma vabbè, con l’età divento meno chiaro… 🤪
      Ancora buone feste!

  5. Dario è un piacere leggerti, sempre e comunque. Buone Festività, che anche se con problemi seri, sono sempre un’occasione per risvegliare il nostro bambino sopito dalla frenesia.
    Un abbraccio

  6. Caro Dario, grazie per le tue parole che – come sempre – mi commuovono e mi stimolano riflessioni sia sui tempi che stiamo vivendo sia sul modo in cui io in primis li sto affrontando.
    Un grande abbraccio a te, a Luisa e alle tue bimbe!

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