Politiche per le emissioni: lasciamo i miracoli a chi può farli

In questi giorni è in primo piano il tema delle politiche mirate al contenimento delle emissioni adottate dai comuni, in particolare l’idea di imporre una riduzione della temperatura ammessa negli edifici, in aggiunta ai blocchi parziali o totali del traffico. Si tratta di azioni pressoché inutili (se non dannose) che, oltre ad essere di difficile verifica, non producono alcun effetto permanente sui costumi della cittadinanza e dei responsabili degli impianti. La risposta alle problematiche ambientali evidenziate nell’ambito del summit di Parigi passa per politiche strutturali, non certo per iniziative mordi e fuggi.

L’articolo è stato pubblicato su formiche.net.

Non c’è dubbio che affrontare il tema dell’inquinamento delle aree urbane non sia semplice, quando non si abbia la fortuna di costruire una città ex-novo. Certo è che, a parte le emissioni provenienti da uomo e animali, le fonti di inquinamento su cui si può agire sono tre: il traffico veicolare, la climatizzazione degli edifici e, in misura minore, gli impianti industriali o di servizio.

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Politica energetica fra 2030 e Leopolda

Renzi e l’Europa promuovono una politica energetica contraddittoria e ancorata a vecchie logiche basate sugli idrocarburi. Il futuro sarà anche l’inizio, ma il presente sa tanto di lontano passato.

Mentre scrivo Renzi sta tenendo il suo discorso alla Leopolda, e pochi minuti fa ha parlato di energia, di campi di idrocarburi in Mozambico, di tentativo del PD di ridare una politica energetica seria a Italia ed Europa. È uno dei primi temi che ha toccato e nei discorsi importanti non l’ha mai trascurato.

Tre giorni fa il Consiglio europeo ha scelto gli obiettivi al 2030 del nuovo Pacchetto clima-energia. Dal 20-20-20 si passa al 40-27-27, ossia alla riduzione del 40% delle emissioni climalteranti e all’aumento del 27% di fonti rinnovabili ed efficienza energetica (quest’ultimo nuovamente non vincolante, ripetendo l’errore del pacchetto precedente). Un risultato salutato come positivo solo da Governo e Confindustria.

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I danni del taglia bollette

Renzi taglia il costo della bolletta del 10%. Rallegratevi ed esultate, perché è l’ennesima dimostrazione di incapacità di affrontare in modo serio i problemi del Paese. Quindici anni di errori nel settore elettrico avrebbero dovuto instillare un minimo di cautela al nuovo Governo, che invece antepone il concetto di fare al buon senso, quasi fosse l’orsetto Duracell di televisiva memoria.

Pubblicato su: www.formiche.net/2014/07/15/i-danni-del-taglia-bollette

Renzi taglia il costo della bolletta del 10%. Rallegratevi ed esultate, perché è l’ennesima dimostrazione di incapacità di affrontare in modo serio i problemi del Paese. Già ho scritto qualche tempo fa di come il 10% si applicherebbe nei disegni governativi alle PMI e che su 425.000 imprese manifatturiere in Italia quelle energivore, ossia quelle su cui il beneficio di tale provvedimento supererà il 3 per mille (!!!), sono 3.000. Considerato che questo “beneficio” si otterrebbe in buona parte a spese di un settore strategico che è quello della generazione distribuita – ossia cogerazione e fonti rinnovabili – e non agendo sull’efficienza degli approvvigionamenti o del mercato dell’elettricità e del gas naturale, in realtà c’è poco da stare allegri.

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Sconto del 10% sulle bollette grazie allo “spalma incentivi”?

La bolletta energetica pagata dagli Italiani è elevata. Giusto cercare di tagliarla, ma non con misure retroattive e non a sfavore delle fonti rinnovabili.

Pubblicato su: www.formiche.net.

La bolletta energetica pagata dagli Italiani è elevata. Si sa. E la colpa è dei cosiddetti oneri di sistema. Anche questo si sa. O almeno l’abbiamo visto scritto tante di quelle volte che ha finito per diventare verità.

Visto che il premier Renzi ha promesso un taglio del 10%, per arrivarci si parla in queste settimane di un decreto “spalma incentivi” obbligatorio: una misura retroattiva sui benefici assegnati negli scorsi anni agli impianti fotovoltaici attraverso lo strumento del conto energia, mirata a ridurre gli oneri di sistema. Beninteso una disposizione che darebbe un vantaggio di qualche punto percentuale, non certo di dieci, e andrebbe dunque integrata da altre azioni.

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Zanonato-Orlando 1-1, ma la strategia nazionale sulla green economy dov’è?

Orlando e Zanonato

L’efficienza energetica e la green economy sono sulla bocca di tutti, ma all’atto pratico molti non hanno interiorizzato la portata del cambiamento, né sono entrati in un “green vision”. Uno degli ultimi esempi riguarda il nostro Governo, che ne parla come di un target fondamentale, ma poi lancia segnali discordanti alla Commissione europea, senza nemmeno un accordo fra dicasteri differenti.

Pubblicato su www.formiche.net.

In un recente comunicato predisposto da nove ministri europei – tra cui Zanonato – il 23 ottobre si legge “la Commissione europea dovrebbe portare avanti iniziative settoriali su importanti settori tradizionali come l’acciaio e la nautica ed estendere questo approccio a settori in crescita come la farmaceutica, l’informazione, la comunicazione e le tecnologie verdi.”

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