Negli ultimi mesi ho avuto molto da fare e ho trascurato il blog. Cercherò di recuperare… Comincio con l’articolo sul caro energia scritto per la newsletter FIRE, in cui ho ricordato che l’efficienza energetica è un’arma fondamentale per ridurre i costi per imprese ed enti. Arma colpevolmente dimentaticata nei dibattiti. Fa rabbia leggere dei sindaci che spengono simbolicamente le luci, ma che per anni non hanno nominato l’energy manager e non hanno messo in cantiere quelle iniziative che consentirebbero ai conti pubblici di subire meno i rincari delle bollette. Così le imprese troppo spesso hanno lasciato nel cassetto le diagnosi energetiche fatte ai sensi del D.Lgs. 102/2014. Lacrime di coccodrillo. Asciughiamole e diamoci da fare, che c’è una transizione energetica da realizzare, sempre più essenziale alla luce dell’ultimo rapporto IPCC, e sempre più utile per la sostenibilità della nostra civiltà.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 21 gennaio un decreto-legge (Decreto Sostegni Ter) che introduce una serie di misure per contenere gli effetti relativi all’aumento dei prezzi delle materie energetiche. Con l’attuale decreto sono stati stanziati 1,7 miliardi di euro, destinati principalmente a sostenere le imprese, i quali si vanno ad aggiungere ai 3,8 miliardi, precedentemente assegnati attraverso la Legge di Bilancio, destinati a mitigare i rincari per le famiglie. In totale, quindi, sono stati stanziati 5,5 miliardi di euro per fronteggiare il caro bollette nel primo trimestre 2022.
In particolare, per arginare il caro energia il decreto-legge prevede che l’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) “provveda ad annullare, per il primo trimestre 2022, le aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW”, disponendo di un budget di 1,2 miliardi di euro.
Inoltre, attraverso il decreto si riconosce alle imprese energivore “un contributo straordinario a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti, sotto forma di credito di imposta, pari al 20% delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022”; un contributo che vale circa 540 milioni.
Un’altra misura introdotta dal decreto riguarda la tassa sugli “extraprofitti” derivanti dalla vendita dell’energia elettrica da parte di impianti fotovoltaici aventi una potenza maggiore a 20 kW e rientranti nel Conto energia, nonché da impianti idroelettrici, geotermici ed eolici, laddove l’incentivazione non dipenda dai prezzi di mercato. Questa è forse la misura più controversa per una serie di motivi: penalizza i soli operatori rinnovabili a prescindere dai conti economici e dal fatto che gli “extra profitti” possono farli anche i produttori fossili, mette in difficoltà molti operatori che hanno stipulato contratti PPA (per definizione contratti bilaterali) quando in altri contesti se ne continua giustamente a chiedere la diffusione, e mette nuovamente in discussione i conti sugli investimenti per i produttori rinnovabili (sembra quasi che tutte le attività possano generare profitti extra in condizioni favorevoli di mercato, salvo questa categoria, che dovrebbe essere centrale per la transizione economica).
A seguito dell’emanazione di tali manovre si sono levati molti pareri contrari, sia tra i produttori che tra i grandi utilizzatori di energia. A prescindere dalla questione rinnovabili, la maggior parte degli addetti ai lavori, infatti, vede queste misure come azioni di breve periodo che si limitano a tamponare l’emergenza senza porre le basi per facilitare una soluzione strutturale al problema.
In un contesto di questo tipo sarebbe stato inoltre essenziale affrontare il tema dell’efficienza energetica, in quanto strumento efficace in grado di mitigare il caro bollette in modo sostenibile e strutturale. Prima di interrogarsi su come debba essere prodotta l’energia, sarebbe infatti opportuno cercare di diminuirne il consumo, seguendo il principio “Energy Efficiency First”. Principio che evidentemente fatica ad affermarsi fra i policy maker italiani.
Si dovrebbe porre particolare attenzione all’efficienza energetica proprio perché rappresenta uno dei modi più efficaci non solo per rispondere al caro bollette, ma anche per ridurre nel tempo i costi per l’emission trading (visto che impatta sulle emissioni “scope 1”), conseguire benefici sulla competitività di impresa grazie alle ricadute non energetiche connesse agli interventi di uso razionale dell’energia e favorire la transizione ecologica e sostenibile delle imprese.
Inoltre, i benefici economici e i tempi di ritorno, per i vari interventi di efficientamento energetico, possono diventare ancora più interessanti grazie alla possibilità di usufruire di una serie di strumenti di supporto volti a promuovere tali interventi: certificati bianchi, transizione 4.0, conto termico, Ecobonus, Bonus Casa, Superbonus 110, PNRR, oltre alle iniziative regionali e locali. Piuttosto, per fare fronte al caro prezzi sarebbe ora che i vari provvedimenti attuativi delle novità introdotte lo scorso anno per il D.M. 11 gennaio 2017 sui certificati bianchi venissero attuati, in particolare le varie misure di accompagnamento e supporto e il decreto sulle aste. Pur consapevoli che non sia facile trovare soluzioni in grado di offrire risposte rapide e politicamente vendibili al caro bollette, come FIRE riteniamo fondamentale che si propongano misure basate sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Chiedere alle imprese di rinunciare a una parte degli extra profitti potrebbe anche essere una strada, ma solo se seguita per tutti i produttori, i trader e i venditori di energia sulla base dei reali conti economici, e non penalizzando solo chi dovrebbe aiutarci a trasformare il sistema energetico nell’ottica della decarbonizzazione.
Finalmente le parole giuste, prima ancora della guerra, che inaspra la situazione.
Come detto nell’articolo, molti soldi sono stati stanziati per fermare il sangue dalle ferite, ma bisogna evitare che in primo luogo il paziente possa ferirsi.
Seguire il principio “Energy Efficiency First” viene in questo articolo visto come una raccomandazione ai politici italiani. Invece tutto il mondo è paese e dopo 11 anni in Svizzera oso dire che la situazione potrebbe essere peggio al nostro Nord: si, hanno idroelettrica e nucleare, ma (o quindi?) l’Efficienza Energetica è la figliastra anche lì. Sono convinto che una causa importante è la percezione di complessità di conseguire l’efficienza. Una centrale da carbone o l’impianto PV sono ambedue concettualmente semplici, anche se per il PV bisogna fare leva sull’effetto “moltiplicatore” per ottenere un GigaWatt. Con l’efficienza (soprattutto in industria), il panorama delle soluzioni diventa quasi come una farmacia: tante soluzioni, tutti diversi. Come venirne fuori?
– Nell’articolo viene dato l’Emission trading come soluzione. Sono completamente d’accordo. Non solamente con i prezzi per i Certificati Bianchi possiamo ottenere cosi circa 0.05€ per kWh elettrico come “sconto”. Abbiamo anche una moltitudine di PMI e altri medi/grandi consumatori che in questo modo sono incentivati nella riduzione CO2, aiutando le imprese con obbligo in questo senso.
– Un altro modo che sicuramente funzionerà è di lavorare sulla formazione. Ci sono già corsi per Energy Manager ma proprio fra gli impiegati tecnici manca la cultura e dato il loro grande numero e ottimo inserimento nell’economia, la formazione per loro potrebbe aumentare l’estensione e influenza del Energy Manager. Conosco l’Energy Manager di un grandissimo ospedale a Londra, multi-sito. Lui ha trovato tante opportunità di ottimizzazione e controllo delle forniture energetiche, che ora non ha più tempo o interesse per il “normale” lavoro di ottimizzazione tecnica. Una decina di collaboratori tecnici con media conoscenza energetica potrebbe aumentare la portata (“leverage”) di questa persona e raccogliere il denaro che rimane oggi sul tavolo.
– Importante argomento per i progetti di efficienza sono i loro benefici collaterali. Molti di questi progetti hanno benefici che sono più convincenti dello stesso risparmio, per chi comanda. Per esempio l’impianto illuminazione che con minor consumo produce tuttavia più luce, rende il luogo più sicuro e permette di fare meno errori. Un altro esempio è l’impianto di accumulo di ghiaccio (o acqua fredda) che non solo permette spostare il consumo verso tariffe ridotte ma protegge anche contro il blackout, vantaggio che tocca l’innato bisogno di sicurezza, soprattutto di chi gestisce ospedali, alberghi o magazzini con alimenti da tenere freschi. Ultimo esempio è il recupero termico, che non solamente abbassano la bolletta ma in certi processi possono diminuire il tempo di riscaldamento della materia entrante, aumentando la produzione e quindi conseguendo un miglior utilizzo del capitale nell’impianto.
Insomma, sono d’accordo che bisogna fare lo shopping dell’energia nel mondo per assicurare l’approvvigionamento energetico e puntare sulle fonti rinnovabili. Ma non bisogna in seguito consumare questi fonti in modo irrazionale.
Fonti rinnovabili e Efficienza sono insieme come un forbice!
Grazie per il commento Norbert. Dalla sinergia fra efficienza e rinnovabili possiamo ottenere grandi benefici in questo periodo. Continuiamo tutti ad impegnarci per supportare le imprese in questa azione!