È interessante vedere come vecchie e nuove pulsioni si agitino nel quotidiano.
Pubblicato su: www.formiche.net.
Ieri ho partecipato a due eventi dedicati all’energia: il rapporto dell’Energy strategy group del Politecnico di Milano e il convegno “Osservatorio energy management” organizzato dal Gruppo 24 Ore.
Nel primo, al di là dell’interessante rapporto e degli interventi che hanno offerto diversi spunti alla platea, mi ha colpito un intervento del moderatore della prima sessione, che ha ritenuto opportuno commentare i dati tratti dal rapporto sulla certificazione delle competenze degli esperti in gestione dell’energia (EGE) mettendo in discussione la credibilità del sistema di certificazione (“si certificano gli amici degli amici”). Insinuare che un ente di parte terza che opera in accordo con norme internazionali (in questo caso la norma ISO 17024) ed è accreditato da Accredia con verifiche rigorose sulla base di regolamenti trasparenti e pubblici possa rilasciare titoli fasulli è come dire che i diplomi di laurea non sono credibili perché qualcuno di essi è stato rilasciato in modo allegro da facoltà poco serie. Sarebbe pericoloso, oltreché senza senso.
Peraltro nel caso della norma sugli EGE al momento l’unico organismo accreditato operante è il Secem di FIRE, che di certo non fa favori a nessuno, visto che la media dei soggetti bocciati è nell’ordine del 30% e che per potersi certificare è necessario attestare un numero di anni di esperienza consistente e superare una prova scritta completa e una orale. Manca dunque il presupposto per certe affermazioni e traspare un corporativismo negativo di ripulsione verso gli schemi di certificazione promossi dall’Unione europea nelle direttive 2006/32/CE e 2012/27/UE. Peccato: piuttosto sarebbe utile coniugare le esigenze di qualificazione, che sono alla base della certificazione, con le competenze e le capacità delle università, che hanno un ruolo fondamentale nella formazione degli operatori e delle figure professionali. Di positivo c’è l’atteggiamento dell’Ordine degli ingegneri di Milano, che sul tema dell’EGE ha appena predisposto un corso di approfondito, mostrandosi attento ai cambiamenti.
Nel workshop del pomeriggio, anch’esso fonte di spunti e dati utili, l’aspetto più interessante è stato l’intervento dell’A.D. di Telecom Italia Marco Patuano, il quale ha mostrato di essere attento alle tematiche energetiche come pochi amministratori. Oltre ad avere avviato un gruppo dedicato all’energy manager, affiancando giovani motivati alle tecnologie ICT per il monitoraggio dei consumi, ha portato l’azienda (che è il secondo consumatore nazionale per l’energia elettrica) a investire sia lato acquisti, sia lato efficientamento energetico con ottimi risultati e con target ambizioni per il futuro (1 TWh di risparmi in tre anni a fronte di un tendenziale di consumi di circa 7 TWh). Per cogliere le sfide del domani e andare oltre gli obiettivi del 2020 con un’industria nazionale protagonista servono amministratori sensibili e capaci di allargare la visuale oltre il core business. Che l’imitazione delle eccellenze sia con noi!